Il 2013 è iniziato
con l’imminenza delle elezioni politiche, che si sarebbero tenute il 24
febbraio.
Il leader uscente,
Monti, era stato nominato (sic) dal Presidente della Repubblica senza che il
Parlamento avesse bocciato il Governo in carica, governo convinto dal
presidente a dimettersi.
Dopo un anno era
evidente che Monti, imposto dal presidente come salvatore della patria, aveva
fallito la sua missione e, dopo un anno delle sue cure, l’Italia stava peggio
di prima.
Monti aveva applicato ricette economiche sconcertanti:
nessun taglio alle spese correnti, aumenti di tasse e imposte (con introiti
complessivi diminuiti), depressione dei consumi, chiusura o fuga di imprese a
pioggia.
Ma il peggio di sé è riuscito a darlo in politica estera.
Poiché i fiumi di incenso ricevuti nei primi mesi di governo
l’avevano inebriato tanto da convincerlo di essere uno statista, si accingeva a
partecipare alle elezioni con una nuova formazione politica da lui fondata.
Dal momento che i due disgraziati marò, Girone e Latorre,
erano rientrati in Italia alla vigilia del voto, si fece fotografare con loro
dichiarando che sarebbero rimasti in patria salvo, terminate le elezioni,
rimandarli in India provocando, tra l’altro, anche le dimissioni del Ministro
degli Esteri che non potè tollerare una figuraccia simile.
Questo era il cavallo su cui aveva puntato il Presidente
della Repubblica.
Dopo le elezioni Monti sparì, e il destino volle che il
Presidente della Repubbblica uscente rientrasse subito accolto da una ovazione,
ma la fortuna aveva giocato dalla sua parte, perché chiunque avesse sconfitto
Prodi sarebbe stato osannato.
E così il neo-vetero Presidente si mise alla ricerca di un
altro cavallo da incastonare nel disegno che stava preparando: le larghe
intese.
Infatti l’esito delle elezioni non consentiva al partito di
maggioranza relativa, il PD, di governare da solo, e il disegno del presidente
prevedeva, giustamente, che i due maggiori partiti governassero insieme, ma
prevedeva anche che il capo di uno dei due venisse radiato dal parlamento, e ciò avrebbe potuto rendere più
strette le intese o addirittura, farle cessare. Così il presidente, dopo avere
scelto il secondo cavallo di nome Letta, cominciò a lavorare per spaccare il
centro-destra, e vi riuscì brillantemente perché sapeva, da buon comunista, che
gli “utili idioti” si troveranno sempre: basta stuzzicare il loro ego, e il
resto viene da sé.
Ora abbiamo sul gobbo il secondo cavallo, la cui opera
ricalca quella del primo: aumenti di tasse, spesso mascherati da riduzioni, e
spese correnti sempre uguali.
Tutto ciò accompagnato da continui proclami di ripresa che
nessuno riesce a vedere.
Ora, chi governa ha il dovere di mostrarsi ottimista, ma ha
anche il dovere di non raccontare bugie, o almeno, di non raccontarle tutti i
giorni.
In politica estera continuiamo a contare zero, e ci facciamo
prendere in giro dall’India che, oltre a trattenere ancora i nostri marò,
rinuncia a grandi commesse creandoci danni enormi, anche economici.
Il capolinea del secondo cavallo non sembra essere molto
lontano e ritengo doveroso rivolgere una accorata preghiera al presidente:
“Presidente, sia buono, non ci appioppi un terzo cavallo bolso. Lasci che il
cavallo, bolso o no, gli italiani se lo scelgano da soli”.
Bel commento, niente da dire ieri pero' stavo riguardando appunti che tutti ci paragonano alla Grecia e alla Spagna.
RispondiEliminaIo dico che riguardando la storia di una certa Argentina dell' epoca Menem si vede chiaramente come andoì fallita la stessa Argentina.
L'allora Argentina aveva dato in mano per le riforme (molto simili per non dire uguali alle attuali misure di Governo Italiano) a un tecnico di nome Domingo Cavallo ( equivalente della Fornero in Italia ) il quale fece togliere diritti dei lavoratori ( vedi art. 18 in Italia ) abbassare gli stipendi degli operai, riformare le pensioni allora Statali con una privata, privatizzazare gli enti pubblici, vendere gli immobili statali, fino a quando l' Argentina è fallita.
Menem si ritiro' e i suoi successori eliminarono tutte le cose fatte da questo Domingo Cavallo si ritorno' alla vecchia storia con pensioni statali, furono ridati i diritti ai lavoratori e si sono ispirati alla Germania ed oggi sono una delle economie migliori del Sud America.
Vorrei fare una considerazione ma se la Germania comanda l' Europa potrebbe essere colpa del fatto che in Germania con i suoi alti salari stimolino gli investimenti e la produttività??