sabato 29 giugno 2013

L'invasione di campo

L'INVASIONE DI CAMPO

 Pubblicato sull'Eco del Panaro del novembre 2009

***** 

La recente sentenza del caso Ruby è stata seguita a ruota da quella, non meno clamorosa, che condanna Fininvest a risarcire De Benedetti con 560 milioni di euro che la Cassazione ha ridotto, bontà sua, del 15% (i 560 milioni sono già stati versati perchè la sentenza era già esecutiva).
Si tratta di un risarcimento perchè il cosiddetto "Lodo Mondadori", che assegnava a De Benedetti il Gruppo Editoriale Espresso-Repubblica, sarebbe stato pilotato con la corruzione di uno dei giudici. Il fatto che dopo la sentenza De Benedetti si sia dichiarato pienamente soddisfatto non conta niente: dopo molti anni, in sede civile, gli si dona una somma che è circa il doppio del valore della intera Mondadori.
Questi fatti riaprono un dibattito che non è mai cessato del tutto. Anche l'Eco del Panaro, di tanto in tanto, ha pubblicato articoli sull'esigenza di una riforma della Giustizia e sui rapporti fra i poteri dello Stato.
Ne ho trovato uno che ho pubblicato nel novembre 2009, e lo propongo ai lettori del blog.






mercoledì 26 giugno 2013

la culla del rovescio 3 - sansonetti


LA CULLA DEL ROVESCIO 3
 

Pubblichiamo un articolo di Piero Sansonetti su un problema che non riguarda Tizio o Caio, ma la nostra democrazia: lo sconfinamento del potere giudiziario in ambiti che non gli competono.

*****
Caso Ruby, 7 anni a Berlusconi
Così la magistratura vuole uccidere la politica

Pubblicato da Piero Sansonetti
il 25 giugno 2013.
Pubblicato in gli Altri.

È una sentenza politica. Dichiaratamente politica. La giuria di Milano ha voluto lanciare un messaggio all’opinione pubblica: comando io. Io e basta. “Io”,  sarebbe la magistratura. Vi ricordate quel pezzo epico del film di Monicelli, con Alberto Sordi, quando il Marchese del Grillo proclama: «È così perché io sono io e voi non siete un cazzo»? Beh, la sentenza suona esattamente come quel proclama del Marchese. La magistratura avverte la politica: “Non sei un cazzo”.Il processo è stato indiziario. Senza prove. Sicuramente senza vittime del reato (Ruby non è vittima,  dichiara di non essere vittima, e i concussi dichiarano di non essere concussi) e probabilmente anche senza reato. Il processo si svolge tutto attorno a una sola questione: la condanna. La condanna non è vista come la conclusione di un iter giudiziario, ma come un imperativo categorico. La condanna è la garanzia della vittoria del potere giudiziario e dell’annientamento del potere politico. I giudici decidono di andare oltre le richieste della Bocassini, per dimostrare il loro potere “assoluto e incontrastato”, decidono di cambiare la specie di reato (concussione costrittiva), decidono di cancellare i diritti politici di Berlusconi (“tu puoi essere eletto dal popolo quanto vuoi, ma io nego il diritto al popolo di eleggerti e a te di essere eletto”), infine decidono di incriminare tutti i testimoni sgraditi perché sono loro i colpevoli della mancanza di prove. Non vi stupite, ma il ragionamento è questo: dato che la condanna è inevitabile, e dato che le prove mancano, chiunque abbia impedito l’acquisizione delle prove è colpevole; i testimoni hanno impedito l’acquisizione delle prove, dunque la sentenza senza prove è sentenza anche contro i testimoni non graditi.La sentenza contro Berlusconi non è grave perché inguaia Berlusconi, o danneggia il governo, o mette in discussione gli equilibri politici. Quisquilie. È grave perché mette in discussione lo stato di diritto. Anzi, demolisce lo stato di diritto. La sentenza del processo Ruby segna in modo forse irreversibile la sottomissione della politica al potere giudiziario e la fine conclamata dell’equilibrio tra i poteri.E adesso? La politica è fuorigioco. Per tre ragioni. Perché negli ultimi vent’anni non è stata capace di riformare la giustizia e di contenere la spinta alla sopraffazione della magistratura, e certo non ci riuscirà adesso. Perché la sinistra, che avrebbe una vocazione garantista e libertaria, ha rinunciato completamente alla sua natura e, nella sua grande maggioranza, si è accucciata ai piedi dei giudici (basta leggere il manifesto, che sembra la nave scorta del Fatto). Perché la destra difende Berlusconi, ma è del tutto priva di una vera cultura libertaria, visto che la sua storia è intrisa di autoritarismo, gerarchismo, poterismo. Mancano gli anticorpi nella politica italiana, e si spiega così, solo così, la sua disfatta. La disfatta della politica può essere la fine della “parentesi” democratica (1945-2013).L’unica forza in grado di reagire a questa deriva, e di fare qualcosa per la difesa della democrazia – messa in discussione dalla spinta reazionaria formidabile che viene dalla magistratura – è la magistratura stessa. Esistono, tra i giudici, forze democratiche, progressiste, in grado di difendere lo stato di diritto e ribellarsi all’ondata bocassiniana e post-fascista? Può sembrare una domanda paradossale, ma non credo. L’unica speranza è lì: che un pezzo della magistratura reagisca, in nome degli ideali e in difesa della sua stessa funzione. Della funzione democratica dell’ordine giudiziario.

la culla del rovescio 2


LA CULLA DEL ROVESCIO 2


Il cerchio si sta stringendo attorno al collo di Silvio Berlusconi. 
La sentenza di primo grado del processo Ruby ha stretto un altro po’ il cappio, nonostante molti pensassero che l’impianto del processo non poteva stare in piedi.
Vi era infatti una parte lesa che riteneva di non esserlo, e lo ha dichiarato pubblicamente alla stampa, perché nel corso del giudizio non è stata interrogata: per il PM era lesa e basta.
Vi erano poi le testimonianze di decine di persone di varia estrazione, dalla commessa al parlamentare, che smentivano l’impianto accusatorio, ma anche questo ostacolo è stato driblato brillantemente: 32 testimoni sono stati accusati di avere giurato il falso e la procura potrebbe stabilire di rinviarli a giudizio.
In questo caso vi sarebbero due processi paralleli, e quest’ultimo dovrebbe concludersi prima dell’altro, perché condannare in via definitiva qualcuno sulla base di testimonianze false che si rivelassero vere sarebbe strano, anche se alle stranezze ormai siamo abituati.
Vi è poi il fatto, criticabile dal lato estetico, di avere emesso un verdetto coincidente con quello emesso dal giudice di un film di Nanni Moretti, “Il caimano”, nel quale era riconoscibile Berlusconi: 7 anni di galera e interdizione perpetua dai pubblici uffici!
Non potevano dargliene 6 o 8? E non potevano interdirlo per 10 anni? Avrebbero ottenuto lo stesso risultato senza esporsi a ironie anche troppo facili.
Intanto, a proposito di cerchio che si stringe, i prossimi appuntamenti sono i seguenti.
27 giugno – la corte di cassazione esamina il ricorso di Fininvest contro la sentenza che l’ha costretta a versare 560 milioni a De Benedetti
27 giugno – udienza preliminare per la presunta compravendita di senatori nel 2006/2008
12 luglio – sentenza di 1° grado del processo Ruby2 (Fede-Mora-Minetti)
entro il 2014 – pronuncia della Cassazione sul processo Mediaset (B. condannato in 2° grado a 4 anni)
entro il 2014 – sentenza di 2° grado sul caso Unipol (quello in cui Fassino esultava: “abbiamo una banca!”) nel quale Berlusconi, fratello dell’editore del giornale che pubblicò il dialogo, è stato condannato in 1° grado a 1 anno.
Insomma, l’impressione che si sia trattato di una sentenza politica c’è, e non è solo un’opinione nostra, ma anche di giornalisti non sospettabili di simpatie per Berlusconi, come Piero Sansonetti, autore di un articolo molto interessante che pubblichiamo nel prossimo post.

domenica 23 giugno 2013

Rolando Rivi 2

Lo scorso 3 maggio abbiamo pubblicato un post intitolato "Oltre il 25 aprile" che parla della vicenda di Rolando Rivi, seminarista quattordicenne assassinato nell'aprile 1945 da una banda di partigiani, in relazione al clima sociale attuale.

Ieri, sul quotidiano "Il Giornale", è stato pubblicato un articolo di recensione a un libro uscito in questi giorni, "Il sangue e l'amore" di Emilio Bonicelli, che parla della vicenda di Rivi in relazione a fatti misteriosi avvenuti dopo la sua morte.
Pubblichiamo la recensione di Marco Iacona.




giovedì 20 giugno 2013

eco del panaro ed. savignano giugno 2013

Per la prima volta l'Eco del Panaro compare solo in digitale su questo blog e sul blog dell'Eco del Panaro.
Figurerà inoltre su Spilambertonline, nella sezione stampa locale.









 


eco del panaro ed. spilamberto giugno 2013

Per la prima volta l'Eco del Panaro compare solo in digitale su questo blog e sul blog dell'Eco del Panaro.
Figurerà inoltre su Spilambertonline, nella sezione stampa locale.

sabato 15 giugno 2013

chiesa di san giovanni battista

Per meglio conoscere il nostro patrimonio

Durante la Fiera di S. Giovanni, che si terrà a Spilamberto dal 21 al 24 giugno prossimi, sono in programma visite guidate alla chiesa di S. Giovanni, della quale si riproduce la pianta.

.

chiesa di s. adriano III papa

Per meglio conoscere il nostro patrimonio

Durante la Fiera di S. Giovanni, che si terrà a Spilamberto dal 21 al 24 giugno prossimi, sono in programma visite guidate alla chiesa di S. Adriano, della quale si riproduce la pianta.


giovedì 13 giugno 2013

sipe basse - il sogno

Nelle scorse settimane è ripreso il dibattito sulla questione Sipe, progetto dal grande impatto ambientale che si è arenato semplicemente per decreto del mercato, che ha reso invendibili le 400 abitazioni in procinto di essere costruite.
Adesso che è tutto fermo le carte si sono rimescolate e non si capisce proprio come andrà a finire.
Quello che stava per diventare un affarone, per alcuni potentati economici, si è trasformato in una guerra legale senza esclusione di colpi fra il Comune di Spilamberto e i citati potentati dei quali si ignorava, e si ignora tuttora, l'identità, cosa che a molti cittadini di Spilamberto piaceva poco.
Su questo argomento, in passato, si sono letti alcuni articoli solo sull'Eco del Panaro. 
Ne ho scovato uno, apparso sull'Eco del Panaro del marzo 2006, con la firma di un tale Calderon de la Barca, che mi sembra interessante e che, pertanto, propongo ai lettori del blog.




Sogno di una notte di mezzo inverno
Calderon de la Barca

Mi trovavo in una trattoria nel centro di Bologna. Improvvisamente si accese un brusio: era entrato Luca Cordero di Montezemolo. 
Per motivi che solo i sogni rendono verosimili, Montezemolo venne verso di me e, mostrando di conoscermi, chiese di sedersi e cominciammo a conversare. Dopo un po’ emerse la mia cittadinanza spilambertese, e Luca dimostrò di conoscere molte cose di Spilamberto, poi mi fece una domanda secca:
Le piacerebbe conoscere i retroscena della questione SIPE?
“Altrochè” risposi io.
E Luca Cordero di Montezemolo, seduto di fronte a me, cominciò a parlare.

“La FIAT, come lei saprà, aveva acquistato la SIPE dalla BPD di Milano. La produzione di esplosivi si rivelò cosa troppo delicata, sempre col fiato in gola ad aspettare disgrazie….
Ci rendemmo conto, in breve, che occorreva una riconversione industriale, e cominciammo a lavorarci sopra. Il dato più incontrovertibile era che quell’area, dopo avere ospitato la produzione di esplosivi per quasi cinque secoli, necessitava di una bonifica da tutto ciò che poteva ancora trovarsi sotto il terreno, con una spesa ingente. Fu allora che Gianni Agnelli buttò lì la proposta:
”non sarebbe meglio cessare ogni attività e bonificare l’area ma per costruirci una zona residenziale?”
Lei forse non sa che, in FIAT, valeva più una battuta dell’avvocato che una relazione circostanziata di chiunque altro, e così iniziammo a ragionarci, ma vi erano ostacoli che sembravano insormontabili.
Come si poteva ottenere l’autorizzazione a edificare in un’area tanto importante per quella comunità, un’area che per secoli aveva rappresentato l’unica fonte di reddito e nella quale erano custoditi i resti di centinaia di spilambertesi? E, per di più, governata dal PCI, notoriamente poco tenero verso le speculazioni edilizie dei capitalisti? Facemmo alcuni incontri, per sondare il terreno, con i vertici del PCI. La porta non ci venne chiusa in faccia. Preparammo un progetto di massima, lo presentammo all’amministrazione di Spilamberto e, dopo molto tempo, il progetto non fu bocciato ma soltanto criticato: occorreva fare alcune modifiche e, soprattutto, nell’area avrebbe dovuto nascere un “Parco Tecnologico”. Erano modifiche ragionevoli e noi cominciavamo a crederci ma, a questo punto, ci fu la doccia fredda: il progetto sarebbe andato in porto solo dopo l’istituzione di una società, per l’attuazione dell’intera operazione, in cui forze economiche gradite al PDS avessero il 45% delle azioni. Noi riflettemmo per alcuni mesi e poi accettammo. E fu così che, alla fine, solo la proprietà del 10% delle azioni di quella società fu reso noto. Il 45% che ci fu imposto agiva attraverso una società estera e così anche noi preferimmo non mostrarci ma agire attraverso una banca fiduciaria.”

Passarono parecchi secondi di silenzio poi Montezemolo mi chiese, forse a causa dell’espressione della mia faccia, “Si sente bene?”
Effettivamente non mi sentivo bene, e poi mi chiedevo perché l’avesse raccontato proprio a me ma, per fortuna, in quel momento le braccia di Morfeo si sciolsero restituendomi alla rassicurante realtà.