martedì 28 maggio 2013

Scuola e ideologia

Sul quotidiano "il Giornale" è apparso oggi un commento di Fabrizio Rondolino riguardante  il Referendum sulla Scuola svolto di recente a Bologna, evento che mette bene a fuoco l'annosa disputa fra chi, all'interno della nostra sinistra, mira a costruire una forza moderata in grado di governare e chi, al contrario, rimane ancorato agli schemi massimalisti intrisi di ideologia.
I commenti di Rondolino sulla sinistra italiana, che egli conosce a fondo, sono sempre molto precisi e attendibili, e per questo pubblichiamo l'articolo in oggetto.


lunedì 6 maggio 2013

Società multiculturale 2


Oggi, sul quotidiano "Il Giornale", è uscito un altro articolo di Magdi Cristiano Allam sui problemi legati all'immigrazione.
Allam, per chi non lo conoscesse, è nato in Egitto da padre egiziano e madre sudanese, vive in Italia da circa 30 anni ed è diventato cittadino italiano nonchè, di recente, cattolico.
Egli si sente italiano a tutti gli effetti, ama l'Italia, e per questo chiede le dimissioni del neo-ministro per l'integrazione Cécile Kyenge per avere giurato il falso nell'accettare l'incarico di ministro recitando la rituale formula: "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione".
Pochi giorni dopo, il 3 maggio scorso, dichiarò: "Non potrei essere interamente italiana" ... "Sono italo-congolese e, tengo assottolinearlo, sono italo-congolese perchè appartengo a due culture, a due paesi che sono dentro di me e non potrei essere interamente italiana ......".
Allam ritiene le dichiarazioni rilasciate dalla Kyenge inconciliabili con il ruolo di ministro della Repubblica italiana, e sul piano logico è difficile dargli torto.
L'articolo prosegue nell'esame dei problemi di integrazione con considerazioni ineccepibili, come la seguente."... Noi che siamo orgogliosi di essere italiani al 100%, a prescindere dal fatto di essere nati all'estero e dal colore della pelle, chiediamo che l'integrazione avvenga nel contesto dei valori dell'identità nazionale e delle regole della cittadinanza italiana, così come chiediamo che l'immigrazione vada contenuta, oltrechè regolamentata, favorendo lo sviluppo e condizioni di vita dignitose nei paesi d'origine degli immigrati affinchè l'emigrazione sia frutto di una scelta e non di una costrizione. ... "
Ma, al di là della lucidità degli interventi di Allam, gli italiani gli sono grati per l'amore per l'Italia che trasuda dai suoi articoli, un amore che non sempre si riesce a trovare nelle dichiarazioni e nei comportamenti di chi tiene in mano le redini della nostra Italia.

venerdì 3 maggio 2013

Oltre il 25 aprile


Rolando Rivi

E’ appena passata la ricorrenza del 25 aprile, una festa dai toni trionfalistici eccessivi, dal momento che si tratta di rievocare la fine di una guerra perduta.
Nei primi anni poteva avere senso fare una festa per ricordare il primo giorno di quiete dopo 5 anni di angosce, sofferenze, lutti e privazioni, da cui poche famiglie erano state risparmiate.
Questa condivisione di brutti ricordi, per fortuna passati, serviva anche da collante per la pacificazione nazionale.
Poi, col tempo, la festa ha preso una piega diversa.
Una componente della resistenza, quella facente capo al PCI, cominciò ad appropriarsi dell’epopea resistenziale a scapito delle altre forze politiche che vi parteciparono, e ciò non aiutò la pacificazione nazionale.
Anzi, negli anni ha ricreato un clima da guerra civile che sembrava definitivamente sconfitto.
Non è in discussione il valore della Resistenza come movimento ideale per rivendicare la dignità del nostro popolo anche se, sul piano militare, l’apporto dato agli anglo-americani è stato modesto.
Per questo ideale migliaia di persone hanno rischiato, e a volte perso, la vita, ed è giusto riconoscere questi valori e onorarli, ma con maggiore sobrietà e, soprattutto, senza arrivare a farne uno strumento di divisione e di scontro sociale.
Anche perché la componente comunista, quella che ha messo il cappello sulla resistenza, ha scritto non solo pagine di eroismo ma anche pagine orribili, come l’eccidio della malga di Porzus, in cui una formazione di partigiani comunisti uccise una ventina di partigiani della brigata "Osoppo", o come gli omicidi di appartenenti al clero, avvenuti anche vicino a noi.
Ad esempio Rolando Rivi, un seminarista quattordicenne di Castellarano, la cui sola colpa era di vestire l’abito talare, venne assassinato il 13 aprile del 1945 da un gruppo di partigiani.
Per questo omicidio vennero condannati a 23 anni di reclusione il comandante e il commissario politico di un battaglione della Brigata “Dolo”.
Qualche anno fa venne presentata una mozione, in Consiglio comunale a Spilamberto, per intitolare una via a questo sventurato giovanetto vittima di odio cieco.
La mozione fu accolta, ma non mi risulta che sia stata attuata.
Io credo che l’intitolazione di una via a Rolando Rivi, oltre a costituire un segno di rispetto per tutte le vittime del fanatismo ideologico, favorirebbe anche una pacificazione che tarda troppo ad arrivare, e sono sicuro che gli spilambertesi la apprezzerebbero.