mercoledì 9 ottobre 2013

le insidie dell'autostrada


Nelle ultime settimane sembra che il piano a lungo termine, orchestrato da ignoti, che prevedeva Berlusconi politicamente morto e il partito da lui fondato in crisi e, possibilmente, diviso, sta per avverarsi: mancano solo poche battute e la nostra sinistra, sempre perdente negli appuntamenti elettorali importanti, riuscirà finalmente a vincere.
Le solite malelingue dicono che una parte della magistratura, quella facente capo a MD (magistratura democratica), sia stata il grimaldello per scardinare diciannove anni di forte presenza sulla scena politica di un centro destra rinato grazie ad un capo carismatico e duro da battere.
Certamente mandare in galera il capo del maggiore partito per evasione quando è il più grande contribuente italiano lascia perplessi, così come lascia perplessa l’assoluzione del presidente di Mediaset che, da galantuomo qual’è, ha dichiarato in un’intervista che una sentenza che assolve lui, presidente e perciò legale rappresentante di Mediaset, che firma tutti gli atti più importanti, e condanna un azionista che, a quei tempi, si occupava di politica ad alti livelli di responsabilità, è una sentenza aberrante.
Lascia perplessa anche la sentenza che costringe la Mondadori a dare all’editore svizzero di repubblica 500 milioni di euro in sede civile quando il responso dell’arbitrato cosiddetto “lodo Mondadori” era stato non solo accettato, ma anche apprezzato dal suddetto editore svizzero che nel 1991, subito dopo il lodo, fece a Berlusconi “tanti cari e affettuosi auguri per le sue tante imprese”: in un paese normale ciò avrebbe chiuso definitivamente la questione.
Poi vi è la commissione parlamentare che manderà in galera Berlusconi applicando una legge che non solo prevale sull’articolo 66 della Costituzione, ma ha anche effetti retroattivi, cosa giuridicamente non molto fondata.
Insomma, non è facile credere che questa concatenazione di avvenimenti segua solo il lento, pacato, riservato e asettico corso della Giustizia.
A ciò si aggiunge una manovra tesa a blandire singoli parlamentari o gruppetti offrendogli una ricompensa per mollare il partito in difficoltà, ed è una manovra che ha possibilità di riuscire perché gli italiani, si sa, sono sempre pronti a soccorrere il vincitore.
Se anche quest’ultima operazione dovesse andare in porto, PD e dintorni andrebbero al potere con una prospettiva di lungo periodo: praticamente si troverebbero davanti un’autostrada da percorrere a piacere.
Dovrebbero però fare gli scongiuri, perché è già successo che si siano trovati davanti un’autostrada, precisamente nel 1993, quando tutti i partiti di governo furono azzerati da giudici molto severi che lasciarono intatto il PDS erede del PCI.
Sembrava un gioco da ragazzi comandare per almeno vent’anni, ma non andò proprio così.
Se invece stavolta l’operazione riuscisse, potremo finalmente vedere all’opera il partito delle tasse, e ne abbiamo già un assaggio: il PD sta rincuorando i suoi fan dopo le battute di arresto subite da IMU e IVA ad opera del PDL: finalmente si potrà reintrodurre l’una e aumentare l’altra, anche se aumentare le tasse non sempre vuol dire avere un gettito complessivo maggiore.
E’ recente la notizia che, nei primi 8 mesi del 2013, il gettito complessivo dell’Iva è diminuito nonostante l’aumento dell’aliquota attuato da Monti, così come è avvenuto con l’aumento dell’accise sulla benzina.
Evidentemente questi pseudo-economisti ritengono i cittadini talmente stupidi da comperare sempre la stessa quantità di un bene, indipendentemente dal prezzo che ha.
Ma non c’è niente da fare: l’unica scienza politica che conoscono è quella di tassare ed, eventualmente, punire.
Ridurre le spese inutili? Nemmeno per sogno.
Abbiamo troppi parlamentari? Il Quirinale ha 1720 (diconsi millesettecentoventi) dipendenti? Le auto blu sono troppe? Il finanziamento ai partiti è eccessivo?
Ai tassatori interessa poco o nulla.
Che Iddio ce la mandi buona!

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