Nelle ultime settimane sembra che
il piano a lungo termine, orchestrato da ignoti, che prevedeva Berlusconi
politicamente morto e il partito da lui fondato in crisi e, possibilmente,
diviso, sta per avverarsi: mancano solo poche battute e la nostra sinistra,
sempre perdente negli appuntamenti elettorali importanti, riuscirà finalmente a
vincere.
Le solite malelingue dicono che
una parte della magistratura, quella facente capo a MD (magistratura
democratica), sia stata il grimaldello per scardinare diciannove anni di forte
presenza sulla scena politica di un centro destra rinato grazie ad un capo
carismatico e duro da battere.
Certamente mandare in galera il
capo del maggiore partito per evasione quando è il più grande contribuente
italiano lascia perplessi, così come lascia perplessa l’assoluzione del
presidente di Mediaset che, da galantuomo qual’è, ha dichiarato in
un’intervista che una sentenza che assolve lui, presidente e perciò legale
rappresentante di Mediaset, che firma tutti gli atti più importanti, e condanna
un azionista che, a quei tempi, si occupava di politica ad alti livelli di
responsabilità, è una sentenza aberrante.
Lascia perplessa anche la
sentenza che costringe la Mondadori a dare all’editore svizzero di repubblica
500 milioni di euro in sede civile quando il responso dell’arbitrato cosiddetto
“lodo Mondadori” era stato non solo accettato, ma anche apprezzato dal suddetto
editore svizzero che nel 1991, subito dopo il lodo, fece a Berlusconi “tanti cari
e affettuosi auguri per le sue tante imprese”: in un paese normale ciò avrebbe
chiuso definitivamente la questione.
Poi vi è la commissione
parlamentare che manderà in galera Berlusconi applicando una legge che non solo
prevale sull’articolo 66 della Costituzione, ma ha anche effetti retroattivi,
cosa giuridicamente non molto fondata.
Insomma, non è facile credere che
questa concatenazione di avvenimenti segua solo il lento, pacato, riservato e
asettico corso della Giustizia.
A ciò si aggiunge una manovra
tesa a blandire singoli parlamentari o gruppetti offrendogli una ricompensa per
mollare il partito in difficoltà, ed è una manovra che ha possibilità di
riuscire perché gli italiani, si sa, sono sempre pronti a soccorrere il
vincitore.
Se anche quest’ultima operazione
dovesse andare in porto, PD e dintorni andrebbero al potere con una prospettiva
di lungo periodo: praticamente si troverebbero davanti un’autostrada da
percorrere a piacere.
Dovrebbero però fare gli
scongiuri, perché è già successo che si siano trovati davanti un’autostrada,
precisamente nel 1993, quando tutti i partiti di governo furono azzerati da
giudici molto severi che lasciarono intatto il PDS erede del PCI.
Sembrava un gioco da ragazzi
comandare per almeno vent’anni, ma non andò proprio così.
Se invece stavolta l’operazione
riuscisse, potremo finalmente vedere all’opera il partito delle tasse, e ne
abbiamo già un assaggio: il PD sta rincuorando i suoi fan dopo le battute di
arresto subite da IMU e IVA ad opera del PDL: finalmente si potrà reintrodurre
l’una e aumentare l’altra, anche se aumentare le tasse non sempre vuol dire
avere un gettito complessivo maggiore.
E’ recente la notizia che, nei
primi 8 mesi del 2013, il gettito complessivo dell’Iva è diminuito nonostante
l’aumento dell’aliquota attuato da Monti, così come è avvenuto con l’aumento
dell’accise sulla benzina.
Evidentemente questi pseudo-economisti
ritengono i cittadini talmente stupidi da comperare sempre la stessa quantità
di un bene, indipendentemente dal prezzo che ha.
Ma non c’è niente da fare: l’unica
scienza politica che conoscono è quella di tassare ed, eventualmente, punire.
Ridurre le spese inutili? Nemmeno
per sogno.
Abbiamo troppi parlamentari? Il Quirinale
ha 1720 (diconsi millesettecentoventi) dipendenti? Le auto blu sono troppe? Il
finanziamento ai partiti è eccessivo?
Ai tassatori interessa poco o
nulla.
Che Iddio ce la mandi buona!
Nessun commento:
Posta un commento