Venerdì 18 luglio
scorso la Corte d’Appello di Milano ha emesso una sentenza storica.
Nel processo che
vedeva Silvio Berlusconi condannato in primo grado a 7 anni di galera per
concussione e sfruttamento della prostituzione, lo ha assolto dalla prima accusa
perché il fatto non sussiste, e dalla seconda perché il fatto non costituisce
reato.
In soldoni, l’imputato
non ha concusso nessuno, non ha né minacciato né costretto nessuno a fare
alcunchè, mentre per l’altra accusa la sentenza ammette comportamenti censurabili
sul piano morale ma non contrari alla legge.
Ma perché tanto
stupore?
Si capiva a naso che c’erano
cose che non quadravano fin dall’inizio.
Vi era una parte lesa
che non si sentiva lesa, che chiedeva invano di essere ascoltata dal giudice e,
per farsi sentire, improvvisò una conferenza stampa davanti al tribunale di
Milano.
Lei non sapeva di
essere vittima, ma i giudici sì che lo sapevano: per questo avevano eretto una
bellissima impalcatura giudiziaria e vi si erano asserragliati, respingendo tutto
ciò che poteva farla traballare.
Questa impressione si è
rafforzata quando, accanto al verdetto di primo grado che condannava l’imputato
a 7 anni di galera, è stato predisposto il rinvio a giudizio di tutti i 42
testi più i 2 avvocati della difesa: una cosa senza precedenti.
Pensare che tutti i
testimoni dicano il falso lascia perplessi, ma che anche gli avvocati della
difesa vengano rinviati a giudizio come comuni delinquenti, è una cosa che fa
pensare di non vivere in uno stato di diritto.
Comunque le cose
stavano così fino alla deflagrazione della sentenza di 2° grado.
E allora si spiega lo
stupore: ormai si pensava che fosse impossibile ristabilire un equilibrio di
giudizio in processi come questo, la cui sentenza era stata anticipata da anni
di dileggio mediatico al grido di: bunga bunga.
E invece la
magistratura esce da questa sentenza con una rinnovata credibilità che era
andata perdendosi negli ultimi anni.
Ora, in attesa di
leggere le motivazioni della suddetta sentenza, viene da chiedersi cosa ne sarà
dei 44 imputati di falsa testimonianza: tenteranno ancora di metterli in galera
o si arrenderanno?
In questa vicenda,
come in altre, è triste constatare come la separazione dei poteri, che è un
cardine dello Stato di diritto, non funzioni.
Occorre anche dire che
la classe politica ha favorito questo processo.
Nel 1993 venne varata una legge che modificò, fino
a svuotarlo, l’istituto dell’immunità parlamentare,
che impediva l’arresto di un parlamentare senza l’autorizzazione della Camera
di appartenenza.
Ciò consentì alla Magistratura di stabilire la
sorte delle varie forze politiche esistenti allora: di alcune di esse
decretarono la morte, mentre per altre il verdetto fu vita.
Oggi, con la legge Severino, il Parlamento può
espellere automaticamente chi abbia riportato una condanna definitiva superiore
a 2 anni.
Ciò consente al potere giudiziario di stabilire
anche chi è eleggibile e chi no, in barba all’art. 66 della Costituzione che
recita:
”Ciascuna Camera giudica dei titoli di
ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e
di incompatibilità”.
Ora,
sul fatto che la riforma della giustizia sia improrogabile sono d’accordo
tutti, perfino il Presidente della Repubblica, ma quando si intende passare
dagli intenti ai fatti, nessuno riesce a far nulla, come ha capito subito Renzi
che pontifica su tutto tranne la riforma della Giustizia.
A
me piace pensare che la sentenza della Corte d’Appello di Milano del 18 luglio
scorso possa segnare un’inversione di tendenza, perché questa Italia ha bisogno
di istituzioni che funzionino e non di fazioni che tengano gli italiani immersi
in un eterno clima da guerra civile.
Nella foto in alto Ruby durante la conferenza stampa all’aperto tenuta davanti al Tribunale di Milano
Nella foto in basso Ilda Boccassini, detta Ilda la rossa.
La sua impalcatura giudiziaria, costruita sul caso Ruby, sta vacillando vistosamente.
La sua impalcatura giudiziaria, costruita sul caso Ruby, sta vacillando vistosamente.
Sulla giustizia tutto vacilia in Italia, come dice una canzone ".....Italia, il paese delle mezze verità..."
RispondiEliminaCaro Gigi ti devo una bevuta per il piacere ricevuto
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