In questi giorni è arrivato il conguaglio della
tassa sul pattume, che i governanti hanno chiamato Tasi, mantenendo l’adagio
che ci accompagna da sempre: alla tassa viene dato un nome nuovo, i
contribuenti vengono rassicurati che la tassa diminuirà, ma la tassa nuova è
sempre più pesante di quella vecchia.
Questo riguarda un aspetto a livello governativo,
tanto più esteso quando governa la sinistra.
Ricordiamo il disagio del governo Letta nel dovere
sopprimere l’Imu, praticamente si scusò con i contribuenti rassicurandoli che,
appena possibile, l’avrebbe reintrodotta, concetto espresso, pochi giorni fa in
un comunicato stampa, anche dal Sindaco di Spilamberto Lamandini.
Venendo ai fatti di
casa nostra, fino al 2001 il servizio era gestito direttamente dal Comune in
modo abbastanza accurato e con un costo ragionevole della bolletta.
Nel 2002 entrò in
funzione Meta, una SPA a capitale totalmente pubblico che, secondo i governanti
locali, avrebbe reso un servizio
migliore, perché più snella del Comune e più specializzata.
Risultato: servizi un
po’ peggiori e bolletta aumentata.
Nel 2005 Meta confluì
in Hera, società gemella a capitale pubblico, ma quotata in Borsa.
Sulla sensatezza di una
impresa a capitale interamente pubblico che, producendo servizi pubblici di
primaria necessità, si fa quotare in Borsa, rimando il lettore all’articolo
riprodotto in fondo, pubblicato nel 2009, che affronta proprio questo aspetto.
In questa sede voglio
sottolineare che, per incrementare i costi delle bollette, i governanti ce la
stanno mettendo tutta, erogando ai vertici Hera gli stipendi più alti a livello
nazionale.
Il presidente Tomaso Tommasi di Vignano percepiva,
nel 2012, 475.836 euro l’anno,
mentre l’AD Maurizio Chiarini ha
percepito, nel 2011, uno stipendio di 518.133
euro.
Sempre nel 2011 i due
direttori generali Umberto Barilli e
Stefano Venier hanno percepito
rispettivamente 422.234 e 419. 388 euro, mentre nella pletora di
consiglieri di amministrazione c’è gente, come la modenese Mara Bernardini, che ha percepito, sempre nel 2011, 83.333 euro che, per alcune sedute
annuali, non è poco.
Considerando che
l’importo delle bollette è in costante aumento, viene il dubbio che ai
governanti locali stiano più a cuore gli stipendi dei Boiardi che le bollette dei Peones.
- in alto una foto della serata conclusiva di fine estate all'ippodromo
di Cesena sponsorizzata da Hera
- a lato la tabella con gli aumenti delle bollette dal 2001 ad oggi
Il problema è che in stato di crisi si è licenziato a più non posso ( a torto o a ragione non sta a me decidere ) senza pensare che se si licenzia persone che lavorano prima o poi queste persone non pagheranno più i tributi allo Stato, regioni, province comuni. Cosi' facendo si ridurrebbero i soldi in cassa a questi enti quindi l' unica soluzione per poter continuare ( LORO ) ad avere questi stipendi faraonici è aumentare tutte le varie imposte a chi continua a lavorare.
RispondiEliminaQuello che mi preoccupa è che i vertici ad esempio di HERA sono sempre colori che sono stati trombati ad esempio alle ultime elezioni, o chi era prima amministratore di altri enti e dopo non essere stato confermato viene messo dentro a HERA, come dire gli Emiliani in casa Romagnola.