Il
primo progetto della Pedemontana, ovvero di una strada di scorrimento veloce
fra Bologna e Piacenza, risale agli anni ’50 e fu firmato dall’Ing. Bottau.
Questo
progetto dormì in qualche cassetto fino all’inizio degli anni ’90, periodo in
cui il progetto originario, sul tratto Bologna-Sassuolo, venne sostituito da un
nuovo progetto avente per estremità non Bologna ma Bazzano: le Autorità
bolognesi, infatti, non volevano che il traffico “modenese” si riversasse sulla
tangenziale cittadina.
Fu
così realizzato dalla Provincia di Bologna il tratto Bologna-Zola Predosa come
asse di penetrazione alla Città da non collegare alla Pedemontana.
Successivamente
le Autorità bolognesi accettarono di collegarlo a una condizione: che venisse
aperto un casello autostradale sulla A1 all’altezza di Calcara, per alleggerire
l’afflusso di traffico alla tangenziale bolognese. Dopo sessant’anni dalla
prima progettazione, la situazione di questa travagliata opera, sul tratto che
ci interessa, è la seguente.
Tratto Bologna/Ponte Ronca
Esiste
già come asse di penetrazione alla Città di Bologna, ed è molto scorrevole. Nel
tratto Zola Predosa-Bologna è addirittura a 2 corsie per ogni senso di marcia
con aiuola centrale.
Tratto Ponte Ronca/Bazzano
E’
in fase di progettazione e dovrebbe passare a nord di Bazzano per andare a
congiungersi con la rotonda esistente che costituisce l’inizio del tratto
Bazzano S. Eusebio.
Tratto Bazzano/S. Eusebio
E’
percorribile dal 2009.
Tratto S. Eusebio-Solignano
E’
stata ultimata la fase di progettazione e dovrebbero iniziare, a breve, i
lavori.
Tratto Solignano/Sassuolo
E’
in funzione, nel tratto Pozza-Sassuolo, da parecchi anni ed aveva, fino a pochi
anni fa, 7 incroci a raso regolati da semafori, con giganteschi ingorghi
quotidiani.
Ora
i semafori sono stati sostituiti da rotonde e gli ingorghi, pur diminuiti, non
sono finiti.
Il
tratto Pozza-Solignano è stato aggiunto pochi anni fa.
Cosa
dire di questa situazione?
L’atteggiamento
degli amministratori bolognesi fa pensare più alla storia della Secchia rapita
che all’impegno di moderni amministratori per risolvere problemi di
infrastrutture viabili i cui confini sono sempre più sfumati.
Dal
canto loro, gli amministratori modenesi hanno costruito un tratto, Pozza-Sassuolo,
che era già obsoleto quando è andato in funzione.
E
tutto ciò è avvenuto nonostante le amministrazioni pubbliche interessate
facessero capo, politicamente, alle stesse forze politiche: non oso pensare
cosa sarebbe successo se avessero avuto orientamenti politici diversi.
Evidentemente
i cugini bolognesi hanno sempre avuto una maggiore larghezza di vedute
nell’affrontare i problemi infrastrutturali, come dimostra l’esempio seguente.
La
tangenziale di Bologna, terminata alla fine degli anni ’60, corre in sede
propria, si chiude ad anello e ha due corsie per ogni senso di marcia con aiola
centrale: all’epoca in cui venne costruita era un gioiello.
La
tangenziale di Modena, costruita negli anni ‘70, aveva incroci a raso con via
Vignolese, via Emilia e via Nonantolana, successivamente corretti da due
rotonde e un cavalcavia, e non si chiudeva ad anello: all’epoca in cui entrò in
funzione era già obsoleta.
Concludendo,
nonostante i frequenti tagli di nastro dovuti all’inaugurazione di tratti di
pedemontana, di nuove rotonde, di nuovi svincoli, di nuovi cavalcavia, di nuovi
ponti, di nuovi sottopassi, la Pedemontana non è ancora stata completata.
Quando
lo sarà, tuttavia, dimostrerà in modo evidente la diversità di vedute delle
amministrazioni di Modena e Bologna, diversità che ha generato una strada che
può far pensare a tutto tranne che a una strada a scorrimento veloce, come
doveva essere secondo il progetto iniziale.
Quando si finirà se si finirà si dirà " è nata vecchia di 50 anni "
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