Renzi sta passando dalle parole ai fatti. Dovrà tradurre in pratica le
intenzioni preannunciate da tempo e formalizzate nei discorsi alle Camere le
quali, nonostante i tanti distinguo dei singoli parlamentari, gli hanno votato
la fiducia.
L’impressione che si è avuta è che i suddetti parlamentari sostengano
il premier “obtorto collo”, un po’
per disciplina di partito, un po’ perché la situazione in cui versa l’Italia è
grave e un po’ perchè una bocciatura vorrebbe dire elezioni subito con probabile
fine dei benefici derivanti dal mandato parlamentare.
Occorre anche dire che, se non amano né apprezzano Renzi, possono
esserci vari motivi: è giovane, sprezzante, ha una cultura non eccelsa, è
esterno al Parlamento che vuole ridimensionare, riducendo il numero dei
parlamentari e facendo addirittura sparire il Senato.
Il programma di Renzi prevede alcune cose semplici che gli italiani
ritengono opportune e, se riuscirà ad attuarle, la sua credibilità di uomo di
Stato diverrà enorme. Viceversa, un fallimento significherebbe non solo la sua
fine politica, ma una situazione di caos per l’Italia peggiore di quella
attuale.
I punti principali del programma renziano sono: una legge elettorale
più equilibrata, la revisione dell’architettura costituzionale che è divenuta
una palla al piede del nostro Stato, la riduzione del cuneo fiscale, cosa di
cui si parla da anni senza che sia mai stata affrontata seriamente e senza che
molti italiani, alieni al politichese, sappiano esattamente cos’è.
E, allora, diciamolo in poche parole: ridurre il “cuneo fiscale”
significa che i contributi che pagano il datore di lavoro e il lavoratore
debbono essere ridotti affinchè il lavoratore percepisca di più e il datore di
lavoro paghi di meno.
L’ampiezza del “cuneo” procura allo Stato un fiume di denaro che
provoca un duplice risultato negativo: da un lato foraggia clientele e
sinecure, dall’altro frena l’occupazione.
Tuttavia, fra ciò che ha detto il neo premier nel chiedere la fiducia
delle Camere, sono rimasto colpito dall’affermazione che lo Stato, anche
attraverso le sue articolazioni periferiche, dovrà pagare i debiti.
C’è da rimanere esterrefatti: uno Stato severo con i morosi, ai quali
pignora la casa se non pagano immediatamente, uno Stato che, se una moglie dà
una mano nell’ora di punta al marito fornaio senza essere a libro paga, provoca
al marito un danno di euro 2.000 da pagare sull’unghia, uno Stato siffatto, per
onorare i suoi impegni nei confronti dei cittadini e delle imprese ha bisogno
di un premier che metta una cosa così ovvia al centro della sua azione
politica?
Dovere fare proclami, leggi e regolamenti per stabilire che lo Stato,
nella sua veste di debitore, ha gli stessi doveri che hanno tutti gli altri, è
la prova che il suddetto Stato ha sempre considerato i cittadini italiani delle
nullità.
Se Renzi dovesse riuscire anche solo a sancire il principio che lo
Stato è al servizio dei cittadini, come avviene nelle democrazie più solide
della nostra, sarebbe già un buon risultato.
Scusate il ritardo ma vorrei dire che RENZIE ( modello FONZIE ) ha già fatto peggio di Coto-Letta.
RispondiEliminaSecondo commento: ci sono troppe analogie con il passato italiano, mi spiego RENZIE è andato in visita ad una scuola a Siracusa e guarda il caso tutti gli allievi scolari gli hanno intitolato e cantato la canzone fatta appositamente per LUI.
RispondiEliminaMi sembra di vedere in cio' spettri del passato italiano.......e io speriamo che me la cavi.