Nei giorni scorsi la Corte dei Conti ha sollevato una questione di
legittimità costituzionale di tutte le leggi che, dal 1997 in poi, hanno
stabilito che venissero erogati fondi ai partiti, in quanto, così facendo,
hanno violato quanto stabilito dagli elettori.
Infatti, nel referendum del 18 aprile 1993, il 90,3% dei votanti
stabilì che dovesse cessare ogni forma di finanziamento pubblico ai partiti
politici.
A questo categorico pronunciamento del popolo italiano come ha risposto
il Parlamento? Semplice, ha stabilito che i soldi continuassero a scorrere a
fiumi, anzi, ne ha raddoppiato la portata, però cambiando il nome
dell’erogazione: da contributi a fondo perduto li trasformò in rimborsi
elettorali.
Si è trattato di un’operazione indecorosa per un parlamento: si è
comportato come chi fa il gioco delle tre carte.
Ovviamente i cittadini se ne sono accorti, e la credibilità della
politica, già compromessa, è scesa ancora più giù.
Infatti pochi anni prima, nel 1987, era stato disatteso l’esito di un
altro importante referendum:
quello che chiedeva agli italiani se le norme che limitavano la
responsabilità civile dei giudici dovessero o no essere abrogate.
L’80,2% dei votanti rispose sì: la responsabilità civile doveva valere
anche per i giudici, ma il volere dei cittadini venne dribblato: per eventuali
errori dei giudici avrebbe risposto lo Stato, ovvero i cittadini, salva la
facoltà dello Stato di rivalersi sul giudice che aveva sbagliato. Ovviamente,
non risulta che un giudice abbia mai pagato per i propri errori dovuti, è bene
ricordarlo, solo a dolo o colpa grave.
Gli italiani non la presero bene e nel 1993 la cosa si ripetè col
finanziamento ai partiti: fu un uno-due che mise ko non solo l’istituto
referendario, ma anche la credibilità delle istituzioni.
Tornando alla corte dei Conti, è un bene che abbia sollevato questa
questione, ma il normale cittadino si chiede perché soltanto oggi, dopo
vent’anni e dopo ingenti somme spese.
Se la cosa è talmente evidente che un normale cittadino l’aveva capita
vent’anni fa, perché la questione di legittimità viene sollevata solo ora?
Forse nelle ovattate stanze della Corte dei Conti, dove si parla
sottovoce e dove non entra la luce del sole, non era entrata nemmeno la notizia
che il fiume di denaro che lo Stato, ovvero noi cittadini, donava ai partiti si
era talmente ingrossato da costringere i beneficiari a inventarsi nuovi canali
di spesa per non doverli restituire?
Mah, vedremo nelle prossime settimane gli sviluppi di questa
incredibile vicenda.
Tranquillo LUIGI ci stanno già lavorando i famosi saggi, la soluzione é abrogare l' Art. 138 della Costituzione Italiana.
RispondiEliminaCome vedi i nostri cari ( molto cari ) politici hanno trovato il bandolo della matassa.