lunedì 9 dicembre 2013

vent'anni dopo


Nei giorni scorsi la Corte dei Conti ha sollevato una questione di legittimità costituzionale di tutte le leggi che, dal 1997 in poi, hanno stabilito che venissero erogati fondi ai partiti, in quanto, così facendo, hanno violato quanto stabilito dagli elettori.
Infatti, nel referendum del 18 aprile 1993, il 90,3% dei votanti stabilì che dovesse cessare ogni forma di finanziamento pubblico ai partiti politici.
A questo categorico pronunciamento del popolo italiano come ha risposto il Parlamento? Semplice, ha stabilito che i soldi continuassero a scorrere a fiumi, anzi, ne ha raddoppiato la portata, però cambiando il nome dell’erogazione: da contributi a fondo perduto li trasformò in rimborsi elettorali.
Si è trattato di un’operazione indecorosa per un parlamento: si è comportato come chi fa il gioco delle tre carte.
Ovviamente i cittadini se ne sono accorti, e la credibilità della politica, già compromessa, è scesa ancora più giù.
Infatti pochi anni prima, nel 1987, era stato disatteso l’esito di un altro importante referendum:
quello che chiedeva agli italiani se le norme che limitavano la responsabilità civile dei giudici dovessero o no essere abrogate.
L’80,2% dei votanti rispose sì: la responsabilità civile doveva valere anche per i giudici, ma il volere dei cittadini venne dribblato: per eventuali errori dei giudici avrebbe risposto lo Stato, ovvero i cittadini, salva la facoltà dello Stato di rivalersi sul giudice che aveva sbagliato. Ovviamente, non risulta che un giudice abbia mai pagato per i propri errori dovuti, è bene ricordarlo, solo a dolo o colpa grave.
Gli italiani non la presero bene e nel 1993 la cosa si ripetè col finanziamento ai partiti: fu un uno-due che mise ko non solo l’istituto referendario, ma anche la credibilità delle istituzioni.
Tornando alla corte dei Conti, è un bene che abbia sollevato questa questione, ma il normale cittadino si chiede perché soltanto oggi, dopo vent’anni e dopo ingenti somme spese.
Se la cosa è talmente evidente che un normale cittadino l’aveva capita vent’anni fa, perché la questione di legittimità viene sollevata solo ora?
Forse nelle ovattate stanze della Corte dei Conti, dove si parla sottovoce e dove non entra la luce del sole, non era entrata nemmeno la notizia che il fiume di denaro che lo Stato, ovvero noi cittadini, donava ai partiti si era talmente ingrossato da costringere i beneficiari a inventarsi nuovi canali di spesa per non doverli restituire?
Mah, vedremo nelle prossime settimane gli sviluppi di questa incredibile vicenda.

1 commento:

  1. Tranquillo LUIGI ci stanno già lavorando i famosi saggi, la soluzione é abrogare l' Art. 138 della Costituzione Italiana.
    Come vedi i nostri cari ( molto cari ) politici hanno trovato il bandolo della matassa.

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