lunedì 2 settembre 2013

evviva l'imu


E’ stata soppressa l’IMU sulla prima casa.
Si tratta di un’imposta illiberale, come tutte le imposte patrimoniali, che cioè non rappresentano una quota di reddito del contribuente.
Le imposte patrimoniali somigliano a dei “pizzi”: “tu possiedi una cosa, e allora paga un pedaggio annuale altrimenti per te si mette male”.
Dopo molti tira e molla, l’IMU sulla prima casa è stata tolta e, in un paese dove circa i tre quarti delle famiglie vivono in casa di proprietà, dovrebbe essere una buona notizia, e in effetti lo è, ma non per tutti.
Numerosi esponenti della sinistra, a cominciare dal PD che è al governo e che ha pertanto la paternità di questo provvedimento, dichiarano di non essere contenti, che in realtà si tratta di una rimodulazione, e che era meglio se non si faceva perché poi vi sarà una stangata diversa e più dolorosa.
Dove? Non si sa.
Subito dopo rincuorano le loro basi: state tranquilli, questa è andata così, ma non permetteremo che venga vanificato l’aumento dell’IVA, ci potete contare.
A sentire le dichiarazioni di questi signori e, soprattutto, a guardare la mestizia, il senso di sconfitta delle loro facce, c’è da rimanere esterrefatti.
Pensano forse che le spese della pubblica amministrazione non si possano mai ritoccare al ribasso?
Non sanno che la politica è l’arte del possibile, e il possibile si ottiene attraverso una continua scelta nell’utilizzazione delle risorse fornite dai cittadini?
Non gli passa per la testa che una mancata entrata possa essere compensata anche da una mancata uscita?
Non sanno che gli aumenti di imposte spesso producono minori entrate, come nel caso dell’aumento dell’accise sulla benzina che ha prodotto un introito complessivo inferiore a quello dell’anno precedente?
Credono, così come crede il mitico Monti, che se il costo di un bene aumenta il consumatore compri sempre la stessa quantità di quel bene?
Mah, chissà?
Vi è tuttavia un’altra chiave di lettura del senso di disfatta di cui si parlava: la misura attuata viene ritenuta giusta ma, siccome è stata una delle condizioni poste dal PDL per varare il governo di larghe intese, suona come una vittoria dell’arcinemico, e come tale va stroncata.
Quale che sia la diagnosi più esatta, con dei governanti così c’è poco da stare allegri.


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