C’ERA UNA VOLTA
Nel 1967 l’Italia era, più o meno, quella di adesso.
Eravamo ignari di essere alla vigilia di un evento epocale che avrebbe
migliorato il mondo, ovvero il ’68, ma avevamo già quella che un comico famoso
ha definito “la più bella del mondo”, vale a dire l’attuale Costituzione che
già allora, quasi mezzo secolo fa, dava segni evidenti di sfioritura.
Infatti tutti i marchingegni messi in atto, per evitare che un governo
forte si trasformasse in dittatura, davano ottimi risultati.
I governi duravano, in media, 9 mesi, non potevano decidere nulla senza
che l’opposizione fosse d’accordo, e l’opposizione, in cambio di voti
favorevoli, incassava provvedimenti che non facevano bene al bilancio dello
stato, e i risultati sono oggi sotto i nostri occhi.
In quel contesto, vi fu un galantuomo, molto stimato Presidente del
Senato che, per essersi lasciato sfuggire un commento di carattere politico
sulle scarsa opportunità, secondo lui, di creare le Regioni, si dimise.
Si trattava di Cesare Merzagora.
Mi è venuto in mente questo episodio dopo l’esternazione, e non è
nemmeno la prima, dell’attuale presidente del Senato, Grasso, il quale ha
dichiarato di avere perplessità sull’intenzione del governo di modificare
l’assetto della magistratura.
Tralascio, per carità di Patria, di sottolineare il comportamento del
Presidente della Camera Fini, che per anni ha fatto politica da uno scranno
troppo alto per lui tanto che, quando ha dovuto scenderne, è caduto malamente.
Ma, tornando a Grasso, un giudice che diventa presidente del Senato è
una anomalia, e che da presidente del Senato scenda nell’agone per ostacolare
la riforma della magistratura, che è una priorità assoluta, lascia perplessi.
Chissà cosa farebbe Cesare Merzagora se fosse al suo posto?
Sono sicuro che non si dimetterebbe da presidente del Senato, e per un
motivo molto semplice: se Merzagora fosse stato un Giudice, non sarebbe
diventato Senatore né, tanto meno, Presidente del Senato.
Ma i Merzagora, purtroppo, sono finiti.
Cesare Merzagora Aldo Grasso