venerdì 26 luglio 2013

ruoli super partes


C’ERA UNA VOLTA

Nel 1967 l’Italia era, più o meno, quella di adesso.
Eravamo ignari di essere alla vigilia di un evento epocale che avrebbe migliorato il mondo, ovvero il ’68, ma avevamo già quella che un comico famoso ha definito “la più bella del mondo”, vale a dire l’attuale Costituzione che già allora, quasi mezzo secolo fa, dava segni evidenti di sfioritura.
Infatti tutti i marchingegni messi in atto, per evitare che un governo forte si trasformasse in dittatura, davano ottimi risultati.
I governi duravano, in media, 9 mesi, non potevano decidere nulla senza che l’opposizione fosse d’accordo, e l’opposizione, in cambio di voti favorevoli, incassava provvedimenti che non facevano bene al bilancio dello stato, e i risultati sono oggi sotto i nostri occhi.
In quel contesto, vi fu un galantuomo, molto stimato Presidente del Senato che, per essersi lasciato sfuggire un commento di carattere politico sulle scarsa opportunità, secondo lui, di creare le Regioni, si dimise.
Si trattava di Cesare Merzagora.
Mi è venuto in mente questo episodio dopo l’esternazione, e non è nemmeno la prima, dell’attuale presidente del Senato, Grasso, il quale ha dichiarato di avere perplessità sull’intenzione del governo di modificare l’assetto della magistratura.
Tralascio, per carità di Patria, di sottolineare il comportamento del Presidente della Camera Fini, che per anni ha fatto politica da uno scranno troppo alto per lui tanto che, quando ha dovuto scenderne, è caduto malamente.
Ma, tornando a Grasso, un giudice che diventa presidente del Senato è una anomalia, e che da presidente del Senato scenda nell’agone per ostacolare la riforma della magistratura, che è una priorità assoluta, lascia perplessi.
Chissà cosa farebbe Cesare Merzagora se fosse al suo posto?
Sono sicuro che non si dimetterebbe da presidente del Senato, e per un motivo molto semplice: se Merzagora fosse stato un Giudice, non sarebbe diventato Senatore né, tanto meno, Presidente del Senato.
Ma i Merzagora, purtroppo, sono finiti.

                                     Cesare Merzagora                                       Aldo Grasso

p159 referendum prossimi


trasporto pubblico 1


Il trasporto pubblico a Modena e provincia

Come molti ricordano, fino agli anni ’70 i trasporti pubblici di persone erano assicurati da imprese private.
Poi la mano pubblica prese il sopravvento e così, a fine 1976, la neonata atcm gestiva la quasi totalità dei servizi, sostituendo le antiche imprese del settore dai nomi che oramai sanno di storia:
- Impresa Macchia di Pavullo
- Impresa Cav. Primo Valenti di Carpi
- Impresa Eredi Montorsi di Maranello
- Impresa Barozzi e Sirotti di Spilamberto.

Queste le principali imprese che cessarono l’attività negli anni ’70, elencate in ordine cronologico di cessazione: l’ultima chiuse i battenti il 1° ottobre 1976.
Vi furono anche alcune imprese che non cessarono l’attività:
Vandelli - linea Levizzano-Modena-Bologna
SEA - linea Modena-Rubiera
Ferrari Alfonso - linea Modena-Correggio.
Sulla situazione che portò al cambiamento, nella gestione dei trasporti pubblici, ripropongo ai lettori un articolo apparso, nell’aprile del 2001, su L’Eco del Panaro e successivamente su Fatti Nostri.
 

domenica 21 luglio 2013

Calotte intelligenti 2

Sulla Gazzetta di Modena di oggi, domenica 21 luglio 2013 a pagina 18,  è apparso un articolo dal titolo Rifiuti, tessera magnetica e polemiche.
Il suddetto articolo, che riproduco, riprende alcuni passi del mio post Calotte intelligenti a Spilamberto, pubblicato su questo blog qualche settimana fa, e li sottopone al Sindaco.
Anzitutto ringrazio l'anonimo estensore dell'articolo: il mio post sarebbe rimasto relegato nell'ambito del presente blog, mentre con il suo intervento avrà un'eco molto maggiore.
Devo tuttavia deluderlo: mi definisce "ex consigliere" mentre non ho mai avuto l'onore di far parte del Consiglio Comunale.
Per quanto riguarda la dichiarazione del Sindaco, forse egli ha ragione: l'obiettivo finale mi sfugge.
Sono invece in grado di proporre un'alternativa concreta.
Poichè, per ottenere una buona raccolta dei rifiuti, il deposito del pattume deve essere facilitato, mentre le attuali modalità lo ostacolano, propongo l'abolizione della tessera magnetica e la rimozione delle calotte "intelligenti".



  




domenica 14 luglio 2013

p157 immigrazione


p155 ferrovia vi-bo



la bilancia


 Pochi giorni, fa un giudice milanese è salito agli onori della cronaca per avere depositato le motivazioni della sentenza di un processo d’appello, riguardante Silvio Berlusconi, a tempo di record.
Si tratta di una condanna per frode fiscale, ma il rischio della prescrizione ha messo le ali a un corpo dello stato tradizionalmente piuttosto lento.
Purtroppo, lo stesso giudice non ha ancora depositato le motivazioni della sentenza di un processo d’appello nel quale, il 12 luglio 2012, l’imputato è stato condannato a 7 anni per avere stuprato 4 donne.
Ovviamente l’imputato è ancora libero e il terzo livello di giudizio, quello della Cassazione, potrà avvenire solo dopo il deposito delle motivazioni della sentenza d’appello.

**********

Si è conclusa anche un’altra strana vicenda che, qualche anno fa, ha avuto gli onori della cronaca.
Si trattava di un manipolo di pericolosi delinquenti che erano usciti dal carcere perché la motivazione della loro sentenza non era stata ancora pubblicata. Cosa c’è di strano?
C’è che, dal giorno della sentenza, erano passati quasi 8 (otto) anni.
Perché ne parlo?
Perché la Corte dei Conti ha chiuso questa vicenda condannando il giudice in questione, che è comunque stato radiato dalla magistratura, a 10.000 euro di multa e usando parole piene di indulgenza nei riguardi di questo giudice, allora giovanissimo, colpevole sì, ma anche vittima del cattivo funzionamento della macchina della giustizia.
Ora, l’ignaro e ignoto cittadino si domanda: se un corpo dello Stato così importante, che ha il potere di incidere sulla vita delle persone e, a volte, sul futuro della nostra vita politica, non è in grado di evitare errori simili, non è il caso di rimetterlo in discussione e di riformarlo?
Forse sì ma, secondo l’associazione nazionale magistrati, non si può separare la magistratura inquirente da quella giudicante, non si può pretendere che un giudice che sbaglia ne risponda, non si può parlare di marcatura del cartellino.
Chiunque ne parla viene tacciato di gettare discredito sulla magistratura.

A proposito di discredito, mi viene in mente un episodio avvenuto più di vent’anni fa al circolo Meridiana di Casinalbo.
Era ospite Indro Montanelli, allora direttore di “Il Giornale nuovo”, insieme al collega Mario Cervi.
A un certo punto Montanelli, piuttosto critico nei riguardi della magistratura, venne accusato dal presidente del tribunale di Modena, seduto fra il pubblico, di gettare discredito sulla magistratura. Montanelli non si scompose, e raccontò il seguente episodio.
Un giudice italiano venne sorpreso in una pubblica toilette mentre compiva atti innominabili su un bambino. Venne denunciato e, dopo l’inchiesta che confermò i fatti, il CSM gli inflisse una pena esemplare: lo spostò in una sede distante meno di cento kilometri.
In questo modo avrebbe potuto continuare a fare cose orribili, ma da un’altra parte.
Montanelli chiuse la querelle con le seguenti parole: “Egregio signore, con comportamenti simili, la magistratura riesce brillantemente a screditarsi da sola”.

mercoledì 10 luglio 2013

zanzare

Si tratta di una rubrica che, come è facile intuire, deve pungere.
E' già stata sperimentata per qualche anno su L'Eco del Panaro con discreto successo e speriamo che anche i lettori del presente blog l'apprezzino.


L’ORACOLO DI SCANDIANO

Le autorità preposte hanno stabilito che si debba rifare il processo relativo alla traumatica vicenda del sequestro e dell’assassinio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta, perché sono rimaste troppe cose da chiarire.
In questa seconda manche si potrebbe capire la dinamica degli avvenimenti molto rapidamente: basterebbe chiedere a Romano Prodi il numero di telefono dello “spirito” che gli rivelò il nascondiglio di Aldo Moro.


 SUPERIORITA’ DEMOCRATICA

Che la nostra Sinistra abbia un tasso di democraticità elevato è risaputo, tanto che ha sancito questa sua qualità autonominandosi “Partito Democratico”.
Essendo il partito di maggioranza relativa, ovviamente ha messo uomini graditi nei posti chiave.
All’opposizione, battuta sul filo ed ora alleata, ha fatto qualche piccola concessione.
Ma ecco che, dopo avere conosciuto il nome di un candidato degli alleati ad un ruolo di secondo piano, ma pur sempre importante, scatta l’istinto democratico: il nome scelto dagli alleati-rivali non va bene. 
Glielo dicono per onestà, non possono non dirglielo, forse gli sprovveduti alleati non se ne sono accorti, ma loro hanno troppo rispetto per le istituzioni per consentire che una persona sbagliata – la Santanchè – le avvilisca, e perciò sono disponibili ad accettare la volontà degli sconfitti-alleati purchè scelgano una persona degna.
Ovviamente, la degnità è stabilita da loro: sono talmente superiori agli alleati che devono anche insegnargli a scegliere, e così svolgono sia i compiti della maggioranza relativa che quelli della minoranza alleata.
Che fatica!





venerdì 5 luglio 2013

Calotte intelligenti a Spilamberto


LE CALOTTE INTELLIGENTI

Con la recente lettera ai cittadini di Spilamberto, il Sindaco tenta di spiegare la bontà del progetto di raccolta del pattume con tessera magnetica.
Sull’Eco del Panaro di Giugno 2013 abbiamo contestato la bontà del progetto spiegandone i motivi, che riassumiamo in breve.
L’uso della tessera:
- non evita il deposito di pattume a lato dei cassonetti ma l’aumenta, perché una percentuale di persone che dimenticano la tessera, e non possono tornare a prenderla, è fisiologica;
- non evita il deposito di pattume in cassonetti sbagliati;
- non può stabilire quanto pattume deposita ogni famiglia se non all’incirca, obiettivo raggiungibile anche senza tessera magnetica;
- complica inutilmente la vita ai cittadini.
Nella suddetta lettera, il Sindaco annunciava un’altra iniziativa: le calotte intelligenti, che sono entrate in funzione proprio in questi giorni.
Vediamo cosa sono.
Si tratta di cilindri, posti sui cassonetti, che consentono di depositare solo sacchetti di pattume da 15 lt., ovvero di dimensione medio-piccola.
Ora, a parte l’abuso dell’aggettivo “intelligente”, e senza fare facili ironie, le calotte complicano ulteriormente la vita dei cittadini per ottenere dei vantaggi difficili da capire.
Il Sindaco, e anche Hera, dicono e scrivono che le calotte intelligenti consentono di ridurre al minimo i rifiuti non recuperabili, ma non si capisce perché: depositare un sacchetto più piccolo non vuol dire avere meno pattume da depositare.
Infatti quello che non sta nel primo sacchetto si metterà in un altro, e invece di due sacchetti se ne depositeranno 3 con la stessa quantità complessiva di pattume.
In questo caso i rifiuti non recuperabili non solo non diminuiranno, ma aumenteranno perché vi saranno 3 sacchetti di plastica da smaltire invece di 2. 
E se coloro che non riescono a depositarlo lo mettono nella plastica o nella carta?
Oppure lo aprono e mettono nella calotta i rifiuti sfusi?
Oppure vanno a depositarlo in un paese confinante, pratica assai diffusa dopo la comparsa della tessera magnetica?
Tuttavia, al di là delle questioni tecniche, questa vicenda ha aspetti surreali.
Il deposito dei rifiuti sta invadendo la nostra vita, tanto che una cosa così semplice sta assumendo un’importanza spropositata: i rifiuti vanno separati accuratamente, insacchettati e soppesati: è poi fondamentale non dimenticare la tessera, perché altrimenti tanta cura viene vanificata.
E il cittadino si chiede: “perché il Comune ha imposto l’uso della tessera magnetica? E, dal momento che la gente non ha gradito questa scelta, che bisogno c’era di quest’ultima trovata che riscalda animi già accesi?”
E il cittadino non dimentica nemmeno che, dall'avvento di Meta, le bollette del pattume sono raddoppiate.
Io credo che, se qualcuno volesse studiare la capacità di sopportazione dei cittadini, troverebbe molte risposte nelle pieghe di questa vicenda.