Dalla sua
discesa in campo in poi, Berlusconi, che in seguito chiamerò B, ha visto
succedere di tutto.
Intanto è bene
dire che quando giornali e avversari politici parlano di ventennio
berlusconiano dicono una falsità perché, in quel periodo, le sinistre hanno
governato più di dieci anni.
Ma, si sa,
costoro sono maestri nell’adulterare la realtà e così, con poca spesa, riescono
ad addossare a B tutte le fesserie che sono state fatte. Solo per fare un
esempio, ripetono da molti anni che è stato lui ad aumentare le tasse, anche se
i maestri in questa arte sono loro: tuttavia un sacco di gente ci crede.
Ma andiamo con
ordine.
Nel 1994 B iniziò
trionfalmente vincendo al primo colpo ma, pochi mesi dopo, l’alleato Bossi,
minacciato e impaurito dal presidente Scalfaro, mandò a ramengo l’appena
costituito governo aprendo le porte al famigerato “ribaltone”: chi aveva vinto
andava a casa e chi aveva perso governava.
Poi nel 1996 si
tennero nuove elezioni che B perdette, e per altri 5 anni governò la sinistra.
Tuttavia B
lavorò responsabilmente all’opposizione e, nel 2001, rivinse riuscendo a
governare fino al 2006, ma in quel periodo affiorarono i primi sintomi di ciò
che avrebbe portato alla situazione attuale.
Proprio in
quegli anni un certo Follini, insieme a Fini, cominciarono a ostacolare
l’azione di governo, e pochi ricordano che i due citati componenti del governo provocarono
una crisi e, negli ultimi due anni, vi fu un governo B bis.
Queste
fibrillazioni crearono divisioni che portarono il centro destra alla sconfitta
nelle elezioni del 2006.
Mai come in
quella occasione si notò la solitudine politica di B, che fece la campagna
elettorale praticamente senza aiuti dai partiti alleati, e il centro destra
perdette per soli 24000 voti.
Venne premiato
Prodi, ma durò solo fino al 2008, anno in cui il centro-destra, riunendo tutte
le forze politiche alternative alla sinistra, con l’eccezione della Lega Nord, in
un nuovo soggetto politico (Popolo delle Libertà), vinse largamente le
elezioni, e tutto lasciava pensare che si fosse aperta una nuova stagione
politica nella quale forze politiche alternative alla sinistra avrebbero potuto
governare per 5 anni, ma non andò proprio così.
Dopo un anno
Fini, cofondatore di PDL e presidente della Camera, incominciò a mettersi di
traverso al governo, sotto la regia del Presidente della Repubblica che sapeva
come stuzzicare il suo ego un po’ abbondante per metterlo contro B.
Risultato: il
governo andò in affanno ma non veniva mai sfiduciato dal parlamento, e allora
il presidente azionò la leva dello spread per fare sloggiare B, attuando
un’operazione che somigliava vagamente a un colpo di stato.
Ma il bello
doveva ancora venire: con operazioni di dubbia legalità, come la retroattività
della legge Severino e altri aspetti che ho evidenziato in precedenti articoli,
B dovette sloggiare anche dal parlamento perché, mentre aveva incarichi
istituzionali di alto livello, aveva anche, nei ritagli di tempo, frodato il
fisco beccandosi una condanna a 4 anni, mentre al legale rappresentante
dell’impresa frodatrice, Confalonieri, non veniva inviato nemmeno un avviso di
garanzia.
L’odore della disfatta,
derivante dal suo annientamento politico, provocò una scissione: Alfano formò
un nuovo partito.
Ora sembra che B
possa tornare in pista, ma ogni giorno qualche suo compagno di avventura
politica lo pianta in asso.
La sinistra,
che la sa lunga, dice che B non si ritira perché stando lì fa i propri
interessi.
E’ vero, interessi
come avere ottenuto la galera, oppure avere scovato un giudice che ha scucito
alla Mondadori 600 milioni di euro per darli alla CIR di de Benedetti per
sanare un’ingiustizia, il cosiddetto “Lodo Mondadori” del 1991, all’indomani
del quale de Benedetti si era dichiarato “molto
soddisfatto” e aveva fatto pubblicamente a B “tanti cari auguri per le sue tante iniziative imprenditoriali”: questo
si chiama fare i propri interessi!
Se B continua a
stare in politica potrà succedergli anche di peggio, da parte dei guerriglieri
rossi, e niente di buono gli verrà dai suoi amici e dai suoi alleati.
Viceversa, se
esce dalla politica avrà sì l’amarezza di non essere riuscito ad attuare il suo
progetto politico, che era quello di alzare il tasso di liberalismo dell’Italia,
ma avrà anche due soddisfazioni non di poco conto.
La prima sarà
quella di vedere i suoi nemici, quelli che hanno tentato in tutti i modi di
linciarlo, giornalisti, giudici, politici, trovarsi improvvisamente privi del
bersaglio: cosa faranno? Molti dovranno cambiare mestiere.
La seconda sarà
di vedere l’azione politica degli “Ufficiali” che ha allevato: quando,
finalmente liberi dal giogo del loro “Generale”, si renderanno conto della modestia
della propria caratura, molti di loro rischieranno il suicidio.
La soluzione
più razionale è quella di mollare tutto ma, si sa, B è un grande estimatore di
Erasmo da Rotterdam e dell’elogio che costui tesse della pazzia, perciò nulla è
scontato.
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