mercoledì 22 aprile 2015

zanzare 20

La buona compagnia

Nei giorni scorsi il settimanale L’Espresso ha pubblicato un’inchiesta dalla quale emergono grosse ombre sull’operato del Ministro dell’Interno, come risulta dal titolo:

Consulenze pubbliche alla moglie di Alfano
E l'avvocato del ministro vince l'appalto Expo

 Alfano ha minacciato di querelare L’Espresso e, nell’attesa, ha querelato il quotidiano “il Giornale”, reo di avere ripreso la notizia pubblicata da “l’Espresso”.
E’ un comportamento singolare, che ricorda un’altra vicenda di querele, come quella che l’allora premier D’Alema spiccò nei riguardi di Forattini per una vignetta ritenuta offensiva apparsa sul quotidiano Repubblica, che è la capitale del “politicamente corretto”.
D’Alema, da uomo pragmatico qual è, querelò Forattini ma non querelò né il Direttore Mauro né l’Editore Debenedetti, comportamento strano ma bisogna capirlo: non si può urtare la stampa amica.
Questa vicenda provocò le dimissioni di Forattini nonché la sua decisione di stabilirsi in Francia.
Alfano sembra altrettanto pragmatico e, nell’arrabbiatura seguente la lettura dell’articolo, rendendosi conto che l’Espresso appartiene allo stesso gruppo editoriale di Repubblica, si sarà chiesto: “Chi querelo?”.
La risposta è stata facile: “il Giornale”.
Alfano ha così dimostrato che una cosa l’ha capita bene: i compagni è meglio averli come amici.

Obama di Libia

In mezzo alle tante lodi che si sono reciprocamente fatti i presidenti di USA e Italia, Obama ha promesso a Renzi che lo aiuterà a risolvere la questione degli sbarchi dalla Libia.
Mi pare di ricordare che la citata questione fosse già stata risolta.
Le cose cambiarono quando Obama e Sarkozy vollero “esportare” la democrazia in Libia: uccisero il tiranno e spianarono la strada al fondamentalismo islamico.
Se si tratta dello stesso Obama, come dire: poche idee ma confuse.


Innocenti invasioni

La vicenda che ha portato alla condanna di Berlusconi per frode fiscale, condanna che gli è costata l’espulsione dal parlamento e l’interdizione dai pubblici uffici, si sta ingarbugliando.
Il quotidiano “Libero” ha scoperto una sentenza della Corte di Cassazione del 20 maggio 2014, su un caso del tutto analogo a quello Mediaset del 1° agosto 2013, nel quale il relatore, che è la stessa persona in entrambe le sentenze, giunge a conclusioni opposte.
Il citato relatore, Amedeo Franco, ritiene che la sentenza Mediaset del 1° agosto 2013 sia basata su una tesi “che non può essere qui condivisa e confermata, perché contraria alla assolutamente costante e pacifica giurisprudenza di questa Corte e al vigente sistema sanzionatorio dei reati tributari”.
C’è da restare increduli a pensare che una sentenza possa essere stata “pilotata” per modificare il normale corso della politica, perché si tratterebbe di un’invasione di campo, e non sarebbe la prima.

Tuttavia nessuna delle precedenti invasioni hanno arrecato danni al potere giudiziario: sembra che si tratti di invasioni … innocenti.

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