La
buona compagnia
Nei giorni scorsi il settimanale L’Espresso ha
pubblicato un’inchiesta dalla quale emergono grosse ombre sull’operato del
Ministro dell’Interno, come risulta dal titolo:
Consulenze
pubbliche alla moglie di Alfano
E l'avvocato del ministro vince l'appalto Expo
E’ un comportamento
singolare, che ricorda un’altra vicenda di querele, come quella che l’allora
premier D’Alema spiccò nei riguardi di Forattini per una vignetta ritenuta offensiva
apparsa sul quotidiano Repubblica, che è la capitale del “politicamente
corretto”.
D’Alema, da uomo pragmatico
qual è, querelò Forattini ma non querelò né il Direttore Mauro né l’Editore
Debenedetti, comportamento strano ma bisogna capirlo: non si può urtare la
stampa amica.
Questa vicenda provocò le
dimissioni di Forattini nonché la sua decisione di stabilirsi in Francia.
Alfano sembra altrettanto
pragmatico e, nell’arrabbiatura seguente la lettura dell’articolo, rendendosi
conto che l’Espresso appartiene allo stesso gruppo editoriale di Repubblica, si
sarà chiesto: “Chi querelo?”.
La risposta è stata facile: “il
Giornale”.
Alfano ha così dimostrato che
una cosa l’ha capita bene: i compagni è meglio averli come amici.
Obama
di Libia
In mezzo alle tante lodi che si sono
reciprocamente fatti i presidenti di USA e Italia, Obama ha promesso a Renzi
che lo aiuterà a risolvere la questione degli sbarchi dalla Libia.
Mi pare di ricordare che la citata questione
fosse già stata risolta.
Le cose cambiarono quando Obama e Sarkozy vollero
“esportare” la democrazia in Libia: uccisero il tiranno e spianarono la strada
al fondamentalismo islamico.
Se si tratta dello stesso Obama, come dire:
poche idee ma confuse.
Innocenti invasioni
La
vicenda che ha portato alla condanna di Berlusconi per frode fiscale, condanna
che gli è costata l’espulsione dal parlamento e l’interdizione dai pubblici
uffici, si sta ingarbugliando.
Il
quotidiano “Libero” ha scoperto una sentenza della Corte di Cassazione del 20
maggio 2014, su un caso del tutto analogo a quello Mediaset del 1° agosto 2013,
nel quale il relatore, che è la stessa persona in entrambe le sentenze, giunge
a conclusioni opposte.
Il citato relatore, Amedeo Franco, ritiene che
la sentenza Mediaset del 1° agosto 2013 sia basata su una tesi “che non può essere qui condivisa e
confermata, perché contraria alla assolutamente costante e pacifica
giurisprudenza di questa Corte e al vigente sistema sanzionatorio dei reati
tributari”.
C’è da restare increduli a pensare che una
sentenza possa essere stata “pilotata” per modificare il normale corso della
politica, perché si tratterebbe di un’invasione di campo, e non sarebbe la
prima.
Tuttavia nessuna delle precedenti invasioni
hanno arrecato danni al potere giudiziario: sembra che si tratti di invasioni …
innocenti.
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