Il sindaco di
Spilamberto ha impostato la propria corsa alla carica di primo cittadino sulla
rottura con il passato.
Non a caso, due
degli slogan che ha maggiormente utilizzato sono stati: “E’ tempo di osare” e “Cambiamo
il futuro”.
Il primo faceva
pensare a una rottura con i vecchi schemi del politicamente corretto, obiettivo
ambizioso che, in Emilia-Romagna, ha un tasso di difficoltà elevatissimo.
Ma la
determinazione di questo giovane che, sempre e comunque ridendo, salutava,
discorreva, prometteva, blandiva, rassicurava, ha fatto breccia nella
maggioranza dei concittadini.
Il destino ha
voluto che, proprio all’inizio del suo mandato, egli abbia avuto un’occasione
unica per dimostrare ai cittadini che amministrava per conto loro e non per
compiacere poteri estranei alla nostra Comunità: la vicenda dell’Archivio
Storico Comunale.
La situazione
era ideale.
Da un lato vi
era la mutilazione della nostra memoria storica, con il trasferimento del
nostro Archivio a Vignola.
Si trattava di
un’operazione preparata prima della sua elezione a sindaco e, come dichiarò lui
stesso, priva di qualsiasi atto ufficiale che lo costringesse a onorare impegni
presi dal suo predecessore.
Perfezionare
ugualmente un’operazione simile significava tenere in maggiore considerazione
le telefonate dei potenti che non la sensibilità dei cittadini.
Dall’altro lato
vi era la possibilità di dire chiaro e forte che chi è stato eletto dai
cittadini deve rendere conto prima di tutto a loro del proprio operato e poi,
ammesso che sia possibile, accogliere anche altre istanze che però non siano in
contrasto con l’interesse dei propri amministrati.
Sappiamo quale strada
ha scelto il sindaco.
Vi era poi un’altra
questione sulla quale egli aveva battuto molto prima dell’elezione: il deposito
dei rifiuti da parte dei cittadini, le cui modalità avevano innervosito anche i
più tenaci sostenitori dell’amministrazione, soprattutto dopo l’introduzione
delle cosiddette “calotte intelligenti”.
In numerose
occasioni il sindaco, allora consigliere comunale, aveva criticato l’uso della
tessera magnetica.
La critica era
stata ribadita durante la campagna per le primarie PD nonché nella campagna
elettorale che poi lo avrebbe visto vincitore.
Ma, ormai,
siamo a fine marzo e la tessera è ancora necessaria, mentre le calotte
intelligenti sono sì state tolte, ma dalla precedente amministrazione.
Sembra che vada
tutto bene così, mentre il fervore manifestato dal sindaco prima delle elezioni
sembra essere svanito.
Entrambe le
vicende citate costituiscono, per il sindaco, due buone occasioni perdute e,
come insegna l’esperienza, raramente le buone occasioni si ripresentano.
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