lunedì 2 marzo 2015

il nuovo tribuno

Dopo la performance di circa due mesi fa, con la quale Landini dava del disonesto a chi riservava il proprio consenso a Renzi, si poteva anche pensare, ragionevolmente, che la sua immagine pubblica potesse appannarsi.
Infatti, offendere milioni di persone è un esercizio che può costare caro, come sanno tanti uomini che, per un’intemperanza verbale, hanno visto chiudersi la loro carriera.
Nel caso di Landini le cose sono andate in modo assai diverso: non solo la sua immagine non si è appannata, ma da quel momento ha visto moltiplicarsi il suo “appeal” da parte dei mass-media.
Lo chiamano ovunque, i talk-show se lo contendono, tanto che il segretario della commissione di vigilanza RAI, pressato dalle altre sigle sindacali che vengono invitate raramente, ha predisposto un’interrogazione parlamentare per conoscere le motivazioni di questo squilibrio di presenze in RAI che, a volte, raggiunge proporzioni enormi: 10 a 1 rispetto agli altri sindacati.
Questo attivismo di Landini sembra preludere alla discesa nell’agone politico, anche se la sua visione delle cose, negli ultimi mesi, non è parsa proprio limpida.
Infatti, recentemente ha ingaggiato un braccio di ferro con la FCA (un tempo si chiamava FIAT) che ha intenzione di assumere personale e, volendo rilanciare la produzione, chiede il ricorso a forme di lavoro straordinario, compreso qualche sabato lavorativo.
Ma Landini si comporta come ai vecchi tempi, ed è troppo impegnato in televisione per capire l’aria che tira.
In un momento di crisi, che fa temere di cadere in una situazione di vera e propria recessione economica, la parola “straordinari” dovrebbe suonare melodiosa alle orecchie di un sindacalista, e infatti molti sono contenti delle prospettive e, se c’è da fare straordinari, ben vengano.   
Molti ma non tutti: la FIOM, di cui Landini è il capo, ha indetto uno sciopero contro il lavoro straordinario che ha avuto luogo alcune settimane fa.
Ebbene, a Melfi hanno scioperato in 14 su 1719, mentre a Pomigliano hanno scioperato in 5 su 1478.
Che dire?
Che Landini possa avere ambizioni politiche è lecito, ma che nutra queste ambizioni usando la FIOM, e insistendo su posizioni tanto stravaganti da venire smentite da coloro che dovrebbero seguirlo fino alla vittoria finale, è una cosa che stupisce.
Ovviamente non sarebbe il primo sindacalista CGIL che fa politica: tanti altri prima di lui l’hanno fatto, ma non senza il consenso del partito di riferimento.
Non a caso la CGIL era storicamente considerata la cinghia di trasmissione del PCI, e quando un leader CGIL ha tentato di affrancarsi da questa tutela ha sempre dovuto fare retromarcia, come accadde perfino a Giuseppe Di Vittorio.  
Quello che è cambiato, rispetto ad allora, è che l’attuale situazione occupazionale si sta facendo drammatica, e quando una persona intravede lo spettro della povertà dietro l’angolo, non c’è nessuno che possa coinvolgerla in progetti politici, in rivoluzioni catartiche o in guerre di logoramento.
E allora, se viene mollato dagli operai, quali prospettive può avere Landini per lanciarsi nel firmamento della politica?
Le notizie degli ultimi giorni non sono incoraggianti, perché sia la CGIL che il partito del suo grande rivale Renzi, criticano le sue ambizioni.
Renzi ha fatto una battuta molto pungente sul suo eventuale passaggio dal sindacalismo alla politica: “Non è Landini che lascia il sindacato ma il sindacato che ha lasciato Landini”.
E’ una battuta non del tutto campata in aria, perchè Landini sta giocando una difficile battaglia che potrebbe costargli, come si usa dire, capre e cavoli.

Vedremo come andrà a finire, tuttavia, anche in caso di successo dell'iniziativa, non saranno sicuramente le ricette di questo novello tribuno a guarire l’Italia.

Nessun commento:

Posta un commento