venerdì 13 marzo 2015

lotta continua

Ieri l’altro la Cassazione ha messo la parola fine al processo che, nel febbraio 2011, vedeva Berlusconi rinviato a giudizio, con rito immediato, per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile.
Nel giugno 2013, a conclusione del processo di 1° grado, l’imputato venne condannato a 7 anni di galera.
Il Giudice, evidentemente, riteneva che i 6 anni chiesti dal PM fossero pochi, e già questo fatto lascia trapelare la necessità della separazione delle carriere nella magistratura per onorare il principio della terzietà del Giudice giudicante: se questi sposa la tesi dell’accusa tanto da superarla non fa altro che creare dubbi sull’equilibrio della Giustizia.
Nel luglio del 2014 il processo di Appello si concluse con l’assoluzione di Berlusconi con formula piena da entrambi i capi d’accusa.
Ovviamente, nessuno paga né per gli errori commessi né per i milioni di pagine prodotti inutilmente né per l’attività di personale dello Stato distolto da altre attività trascurate come, per esempio, mettere in galera i delinquenti.
Ieri l’altro, finalmente, la conclusione di questa vicenda giudiziaria che, in realtà, è tutt’altro che conclusa: rimane in piedi il cosiddetto “Ruby ter” che vede imputati, per falsa testimonianza, tutti i testimoni del processo appena concluso: 44 persone fra le quali gli avvocati della difesa, funzionari di polizia ecc., tutti bugiardi, secondo lo stravagante teorema della Boccassini.
Si tratta di una cosa senza precedenti, in uno Stato di diritto.
Tornando al 2011, mentre la Boccassini costruiva il processo appena conclusosi, avveniva che l’economia italiana andasse sempre peggio, tanto da venire declassata dall’agenzia di rating S&P, e allora il presidente Napolitano si attivò per vedere di fare sloggiare il capo del Governo che, per la cronaca, era stato eletto dagli italiani e non era stato sfiduciato dal parlamento.
Oggi la Procura di Trani sta indagando perché vi sono fondati motivi per ritenere che il declassamento dell’Italia, da parte di S&P, sia avvenuto “illegittimamente e dolosamente”. Inoltre, a seguito di questo declassamento, il Governo Monti versò a Morgan Stanley, azionista di S&P, 2,5 miliardi di euro, e anche su questo indaga la Procura di Trani.
Così, con un colpo al cerchio giudiziario e uno alla botte dell’economia, Berlusconi venne fatto sloggiare da Palazzo Chigi, poi venne varata la cosiddetta “Legge Severino”, per la quale non poteva stare in parlamento chi avesse subito una condanna definitiva superiore a due anni.
Nel frattempo Berlusconi veniva condannato a 4 anni per evasione fiscale di Mediaset, mentre al legale rappresentante dell’impresa che aveva evaso, Confalonieri, non venne inviato nemmeno un avviso di garanzia.
Finalmente si chiudeva il cerchio: Berlusconi doveva sloggiare anche dal parlamento e non svolgere attività politica, e così fu, anche se la legge Severino aveva ed ha lacune gravi.
Infatti stabilisce chi può sedere in parlamento, compito che l’art. 66 della Costituzione assegna al parlamento stesso:
“Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”.
Inoltre i fatti che incriminavano Berlusconi erano avvenuti prima del varo della legge Severino.
E vi è un altro fatto curioso: la legge Severino fu approvata anche dalla forza politica che faceva capo a Berlusconi il quale, evidentemente, non aveva ancora capito con chi aveva a che fare.
Adesso, teoricamente, egli potrebbe tornare a svolgere attività politica, ma è una situazione con poche prospettive.
Infatti, dai milioni di intercettazioni acquisite dalle procure, cominciano già ad uscire sui giornali delle pillole di fango che preparano il terreno a nuove iniziative, che presto conosceremo.

Certo, un paese che mette fuori legge il leader di un’importante forza politica, un paese che invece di indignarsi per essere stato screditato dolosamente con grave danno economico e di immagine, si indigna per le intercettazioni penalmente irrilevanti che gli vengono propinate a puntate dai giornaloni, è un paese impossibile da governare.

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