Come già noto, un gruppo di cittadini di Spilamberto ha
promosso una petizione per chiedere al sindaco di non spostare l’Archivio
Storico di Spilamberto dalla sua naturale sede, ovvero il territorio di
Spilamberto, ad una sede posta al di fuori del territorio comunale di
Spilamberto, nella fattispecie in territorio di Vignola.
La petizione era firmata da 902 cittadini e fu presentata il
29 settembre 2014.
Ora, lo Statuto del Comune prevede che alle petizioni
popolari il sindaco debba rispondere entro 60 giorni dalla data di
presentazione.
Passati invano i 60 giorni, i promotori mandarono una
lettera con la quale segnalavano di non avere avuto la risposta alla petizione.
La spiegazione più plausibile era che si fosse trattato di
una dimenticanza, e in questo caso non ci sarebbe stato niente di strano,
perché commettere un errore rientra nell’ordine delle cose, nessuno si sarebbe
scandalizzato e non c’erano certo gli estremi per farne una questione di Stato:
la cosa sarebbe finita lì, magari con le scuse del responsabile della macchina
comunale, cioè il sindaco.
Ma non si è trattato di una dimenticanza: il sindaco ha
chiarito di non essere tenuto a comunicare nulla in base all’articolo 5 del
Regolamento degli Istituti di Partecipazione Comunale.
Tuttavia il suddetto articolo, che riproduco a fondo pagina
per agevolare i lettori, riguarda solo le modalità di accertamento della
risposta da dare alla petizione, e non esime il sindaco dal dovere di
rispondere entro 60 giorni.
E allora c’è da rimanere stupefatti, perché si tratta di un
comportamento che, lungi dall’essere sorretto dal rispetto dei regolamenti
degli Istituti di democrazia diretta, risulta essere una violazione dei
regolamenti medesimi, nonché una mancanza di rispetto per i promotori della
petizione.
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