Si è conclusa
una vicenda penosa, con 6 mesi di galera a Storace che definì indegno
Napolitano.
Oltretutto,
si trattava di una reazione a un intervento nel quale il presidente aveva
tacciato Storace di indegnità per avere espresso un parere poco benevolo nei
riguardi dei senatori a vita che, secondo lui, erano stampelle del governo
Prodi.
Su questa
vicenda occorre fare alcune considerazioni.
Storace ha
sbagliato a criticare aspramente personalità come quella di Rita Levi
Montalcini, sia per i suoi meriti accademici che per la sua età.
Ma la Levi
Montalcini, come i suoi colleghi senatori non eletti, per alcuni mesi ha
effettivamente fatto da stampella al governo Prodi: se lei o i colleghi erano
malati, li mandavano a prendere pochi minuti prima del voto e li riportavano a
casa subito dopo.
In altre
parole, Storace aveva forse avuto una caduta di stile, ma aveva detto una cosa vera,
che era sotto gli occhi di tutti.
Il
Presidente della Repubblica che, è bene ricordarlo, è il garante dell’unità
nazionale e non dovrebbe avere alcun ruolo nella politica politicante, è sceso
dal suo alto scranno e ha dato dell’indegno a Storace il quale, rispondendo
all’accusa, ha dichiarato che, secondo lui, era indegno il presidente.
Dopo questa
dichiarazione, una zelante Procura accusò Storace di vilipendio al Capo dello
Stato, e il Ministro della Giustizia di allora, Clemente Mastella, non si
oppose.
Eravamo nel
2007 e la Giustizia, con la calma di chi sa di essere forte, ha lentamente
preparato una condanna anacronistica in un paese civile, perché ha erogato il
carcere per un reato di opinione.
Del resto si
sono lette tante accuse al capo dello Stato molto più pesanti: c’è stato anche
chi, qualche mese fa, lo ha definito “Morfeo”, “eversore”, “boia” senza che le
vestali della dignità del presidente battessero ciglio.
Ovviamente,
la legge considera i cittadini tutti uguali, ma forse qualcuno è più uguale di
altri.
In ogni caso,
degno o indegno che sia, negli ultimi mesi è emerso in modo abbastanza chiaro,
con testimonianze tanto variegate quanto autorevoli, che Napolitano ha fatto
non solo l’arbitro della politica, ma è sceso in campo in più occasioni,
preparando ad arte la caduta del governo eletto dagli italiani per farli
governare da un presunto statista, non eletto, che aveva studiato alla Bocconi
e che diede una prova di capacità inversamente proporzionale ai suoi titoli
accademici.
Inoltre il
presidente, che evidentemente era certo di avere per le mani un grande
statista, lo ha pure nominato senatore a vita il giorno prima di dargli
l’incarico.
Anche adesso
abbiamo un capo del governo non eletto ma nominato dal presidente che molti suoi
detrattori chiamano re Giorgio.
Ebbene, questa
condanna a 6 mesi di galera per averlo vilipeso, equivale a una incoronazione:
Napolitano è proprio un re!
Vedi cosa succede ad essere veritieri!!! Che Napolitano sia un re lo dimostra il fatto che oltre il 50% delle leggi presentate ed approvate da REENZIE abbia avuto il voto di fiducia del Parlamento....come dire siamo passati da una Repubblica Democratica ad una Repubblica Presidenziale senza che nessuno lo abbia detto.
RispondiEliminaGrazie per il commento che condivido, ma grazie ancora di più per avere inviato un commento dopo mesi di silenzio.
RispondiEliminaBentornato, Alberto!