giovedì 14 agosto 2014

un ricordo di federico orlando


Nei giorni scorsi è morto Federico Orlando, un nome che ai più giovani dirà poco o niente.
Orlando, laureato in Giurisprudenza, era un giornalista di un certo livello, di impostazione ideologica liberale.
Il suo percorso professionale lo portò dalla provincia di Campobasso, dove era nato, a Roma, dove collaborò con “Il Messaggero” e con “Il Giornale d’Italia”.
Poi il balzo professionale con “Il Giornale Nuovo”, quotidiano nato nel 1974 ad opera di un folto gruppo di transfughi dal “Corriere della Sera” che, in quel periodo, somigliava sempre più alla “Pravda”.
A Milano il suo sodalizio con Montanelli si consolidò fino a farne il condirettore del quotidiano, nel frattempo ribattezzato “Il Giornale”.
Poi, nel gennaio del 1994, Orlando seguì Montanelli quando questi, dimessosi da direttore de “Il Giornale”, fondò un nuovo quotidiano, “La Voce”, il cui titolo si rifaceva alla rivista di cultura e politica fondata da Giuseppe Prezzolini nel 1908.
La Voce” di Montanelli non ebbe la stessa fortuna, e chiuse i battenti dopo circa un anno piuttosto tribolato.
In seguito Orlando, che molti anni prima era stato dirigente del P.L.I - Partito Liberale Italiano - guidato da Giovanni Malagodi, decise di tornare in politica scegliendo il PDS, nelle cui liste fu eletto deputato.
La sua scomparsa mi ha fatto subito tornare alla mente questo episodio.
A quei tempi ero un grande estimatore di Orlando, che sulla prima pagina de “Il Giornale” scriveva articoli che ammiravo per la lucidità delle analisi e, soprattutto, per l’incrollabile fede nel liberalismo del suo autore (io, almeno, la percepivo così).
Ora, seguire Montanelli nella sua avventura a “La Voce” era una scelta di carattere professionale e forse anche personale sulla quale nessuno poteva obiettare.
Ciò che invece non capii accadde dopo circa un anno dalla chiusura del quotidiano.
Vedere Orlando deputato PDS, vale a dire una forza politica lontanissima da ogni forma di quel liberalismo in cui Orlando credeva, costituiva una contraddizione che mi procurò una grande delusione.
Leggendo la notizia della sua morte mi è tornato tutto in mente, e continuo a meravigliarmi ancora oggi per quegli avvenimenti che fecero crollare quello che, almeno per me, era quasi un mito.
Successivamente lo persi di vista e sono poco informato delle sue successive esperienze professionali: so solo che era condirettore del quotidiano Europa, e lo è stato fino alla fine.
Comunque siano andate le cose, credo che meriti un affettuoso ricordo.

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