Mala tempora currunt: si potrebbe rispolverare il famoso
detto latino vecchio di oltre duemila anni, se non fosse che da allora il mondo
è andato sempre e comunque avanti, anche dopo avere attraversato tempi peggiori
di quelli cui si riferiva Cicerone.
Certo che,
se non esistesse già, lo si sarebbe potuto coniare anche oggi, perché la
situazione, a livello planetario, non è proprio esaltante.
L’Islam è
sempre più radicale, Israele continua ad essere obiettivo di cancellazione
dalla carta geografica da parte del fanatismo islamico e contestualmente viene
dipinto dai mass media come carnefice.
I paesi
musulmani più moderati, in grado di gettare acqua sul fuoco dell’odio
religioso, sono stati scaricati.
L’esempio più clamoroso è stato l’Egitto, paese che, dopo le follie suicide di Nasser, aveva avuto un leader illuminato come Sadat che si era reso conto che l’odio cieco avrebbe prodotto solo macerie.
L’esempio più clamoroso è stato l’Egitto, paese che, dopo le follie suicide di Nasser, aveva avuto un leader illuminato come Sadat che si era reso conto che l’odio cieco avrebbe prodotto solo macerie.
Sadat ha
costruito lentamente il rapporto di dialogo con Israele fungendo da elemento di
moderazione in una regione infuocata, e ha pagato con la vita questa sua
scelta.
Il
continuatore della sua politica di dialogo con l’occidente e di chiusura al
terrorismo islamico, Mubarak, è stato buttato a mare dall’illuminato presidente
Obama, il presidente che ha fatto impazzire il mondo: ha ricevuto il premio
nobel per la pace prima ancora di toccare la palla, nel senso che non era
ancora nella pienezza dei poteri che il voto degli americani gli aveva
attribuito. Come dire, un nobel alle intenzioni, e il fatto che io scriva nobel
con la lettera iniziale minuscola non è un refuso.
Lo stesso
Obama che alcuni tromboneschi giornalisti italiani, intingendo la penna nella
saliva e non nell’inchiostro, decretarono essere il presidente di tutto il
mondo.
Questi cui
ho accennato sono solo una piccola parte dei problemi geopolitici esistenti.
Ma anche i
problemi di carattere economico non scherzano, e non solo per i paesi poveri.
Nei paesi
ricchi si sta insinuando la piaga della povertà, sempre tuttavia inferiore a
quella dei paesi veramente poveri, dai quali, ogni giorno, migliaia di
disperati fuggono rischiando una vita tanto grama da affievolire perfino il
loro istinto di conservazione.
Tornando a
bomba, intendo dire che ci sono problemi grandi e angoscianti a iosa, in questo
mondo dove la tecnologia digitale fa sapere tutto a tutti in pochi minuti.
Questa
premessa per dire che sono rimasto sbalordito leggendo un problema che è stato
al centro dell’attività del Comune di Pescara, per essere poi brillantemente
risolto: la fine dell’accostamento del nome di Gabriele D’Annunzio alla città
di Pescara!
Il Sindaco
ha stabilito che il nome del Vate scompaia dal logo del Comune.
Non fa
niente se quintali di carta finiranno al macero, ma come si concilia questa
presa di posizione con le decine di vie o piazze intitolate a persone che hanno sul
gobbo milioni di morti come Lenin, o Stalin, o l’infoibatore di italiani Tito?
Mah!
In un
momento storico in cui bussano alle porte problemi come l’aumento della
disoccupazione, l’aumento delle imprese che chiudono bottega, l’aumento di
famiglie che vivono nell’indigenza, il calo delle nascite di bambini italiani,
l’aumento dell’immigrazione e via dicendo, per il sindaco di Pescara il
problema è che un grande personaggio delle lettere, di livello mondiale, gli
imbratta la carta intestata.
Beato lui!
Io gli auguro di avere sempre problemi di questa caratura coi quali
confrontarsi.
Nella foto in alto il logo con D’Annunzio nella carta intestata del Comune di Pescara, nella foto in basso il busto
di Ilich Ulianov, detto Lenin, in piazza a Cavriago (Reggio Emilia).
Quiz per i lettori: è peggio avere D’Annunzio sulla carta intestata o Lenin sulla piazza?
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