Le primarie
inventate dal PD sembrano studiate appositamente per creare problemi
all’interno del partito stesso, e quanto avvenuto alle ultime primarie di
Spilamberto, che erano anche le prime, lo ha confermato.
In primo luogo, la
breve storia delle “primarie PD” insegna che spesso la vittoria va al candidato
non sponsorizzato dal partito.
E’ un aspetto
sorprendente, in un partito che fino all’avvento delle “primarie” poteva
candidare anche un palo della luce sicuro che, nelle regioni rosse come la nostra,
sarebbe stato eletto.
A creare questa
situazione concorrono sia il rinnovamento anagrafico, sia una generica voglia
di rinnovamento che è nell’ordine delle cose ed anche, e non marginalmente, il
regolamento che prevede che possano esprimersi anche i sedicenni e gli
extracomunitari tutti, anche coloro che non avranno diritto al voto nelle
elezioni vere.
Inoltre, la prevista
iscrizione dei votanti all’albo di coloro che si riconoscono nel PD o nelle
liste alleate, non scoraggia i votanti più spregiudicati i quali, anche se di
idee lontane dalla sinistra, non hanno difficoltà ad accettare l’accennata
iscrizione, potendo così influenzare il verdetto finale.
In secondo luogo,
l’esito delle “primarie” crea nel partito lacerazioni che non sempre vengono
ricomposte, con effetti negativi a breve e anche a medio termine.
A questo punto nasce
una domanda spontanea: perché il PD ha voluto questa strategia pre-elettorale
che crea enormi problemi? E chi ne è stata la mente?
A quest’ultimo
quesito non si può rispondere con certezza, ma il fatto che in America facciano
le primarie fa venire in mente Walter Veltroni, già direttore del quotidiano
“l’Unità” e segretario del partito, che stravede per tutto ciò che viene da
oltre Atlantico.
Ricordiamo anche il
suo slogan elettorale: “I care”,
ovvero “mi prendo cura, mi preoccupo per
te”.
Tuttavia, ammesso
che l’ispiratore sia Veltroni, le primarie americane sono cosa completamente
diversa, regolata da leggi che non consentono trucchetti.
Più difficile è
capire perché il PD abbia creato, e tenga in piedi, un meccanismo che gli crea
tanti problemi.
E’ possibile che
l’intento sia semplicemente quello di coinvolgere i cittadini nelle decisioni,
un impulso “populistico” apprezzabile.
C’è anche chi dice
che si tratta solo di un affare, perché 2 euro per parecchi milioni di persone
ad ogni consultazione elettorale, costituiscono un boccata d’ossigeno economico
per un partito orfano dei dollari dell’URSS.
Ma vi è un’altra
ipotesi: come ebbe a dire Achille Occhetto, ultimo segretario PCI e autore
della svolta della Bolognina, “il nostro
è un partito che viene da lontano”.
Ora, non sarà che,
dopo avere camminato tanto, il PD debba sedersi un po’ per riposarsi e
riordinare le idee?