venerdì 28 febbraio 2014
zanzare 9
Sui giornali d’oggi c’è una notizia strabiliante ed è la seguente.
Un giudice napoletano, caduto da una sedia mentre esercitava le sue auguste funzioni, ha chiesto al Ministero della Giustizia un risarcimento di 200 mila euro: il Ministero si è opposto e il TAR ha ridotto il risarcimento, per i danni permanenti riportati a causa di quella caduta, a soli 139 mila euro.
Restiamo in attesa della sentenza con la quale a un giudice verrà riconosciuto un congruo indennizzo per i danni subiti ad un piede, sciaguratamente centrato da una Mont Blanc sfuggita alla vittima nell’esercizio delle sue funzioni.
mercoledì 26 febbraio 2014
renzi al via
Renzi sta passando dalle parole ai fatti. Dovrà tradurre in pratica le
intenzioni preannunciate da tempo e formalizzate nei discorsi alle Camere le
quali, nonostante i tanti distinguo dei singoli parlamentari, gli hanno votato
la fiducia.
L’impressione che si è avuta è che i suddetti parlamentari sostengano
il premier “obtorto collo”, un po’
per disciplina di partito, un po’ perché la situazione in cui versa l’Italia è
grave e un po’ perchè una bocciatura vorrebbe dire elezioni subito con probabile
fine dei benefici derivanti dal mandato parlamentare.
Occorre anche dire che, se non amano né apprezzano Renzi, possono
esserci vari motivi: è giovane, sprezzante, ha una cultura non eccelsa, è
esterno al Parlamento che vuole ridimensionare, riducendo il numero dei
parlamentari e facendo addirittura sparire il Senato.
Il programma di Renzi prevede alcune cose semplici che gli italiani
ritengono opportune e, se riuscirà ad attuarle, la sua credibilità di uomo di
Stato diverrà enorme. Viceversa, un fallimento significherebbe non solo la sua
fine politica, ma una situazione di caos per l’Italia peggiore di quella
attuale.
I punti principali del programma renziano sono: una legge elettorale
più equilibrata, la revisione dell’architettura costituzionale che è divenuta
una palla al piede del nostro Stato, la riduzione del cuneo fiscale, cosa di
cui si parla da anni senza che sia mai stata affrontata seriamente e senza che
molti italiani, alieni al politichese, sappiano esattamente cos’è.
E, allora, diciamolo in poche parole: ridurre il “cuneo fiscale”
significa che i contributi che pagano il datore di lavoro e il lavoratore
debbono essere ridotti affinchè il lavoratore percepisca di più e il datore di
lavoro paghi di meno.
L’ampiezza del “cuneo” procura allo Stato un fiume di denaro che
provoca un duplice risultato negativo: da un lato foraggia clientele e
sinecure, dall’altro frena l’occupazione.
Tuttavia, fra ciò che ha detto il neo premier nel chiedere la fiducia
delle Camere, sono rimasto colpito dall’affermazione che lo Stato, anche
attraverso le sue articolazioni periferiche, dovrà pagare i debiti.
C’è da rimanere esterrefatti: uno Stato severo con i morosi, ai quali
pignora la casa se non pagano immediatamente, uno Stato che, se una moglie dà
una mano nell’ora di punta al marito fornaio senza essere a libro paga, provoca
al marito un danno di euro 2.000 da pagare sull’unghia, uno Stato siffatto, per
onorare i suoi impegni nei confronti dei cittadini e delle imprese ha bisogno
di un premier che metta una cosa così ovvia al centro della sua azione
politica?
Dovere fare proclami, leggi e regolamenti per stabilire che lo Stato,
nella sua veste di debitore, ha gli stessi doveri che hanno tutti gli altri, è
la prova che il suddetto Stato ha sempre considerato i cittadini italiani delle
nullità.
Se Renzi dovesse riuscire anche solo a sancire il principio che lo
Stato è al servizio dei cittadini, come avviene nelle democrazie più solide
della nostra, sarebbe già un buon risultato.
mercoledì 19 febbraio 2014
commento di allam 3
Propongo ai lettori un articolo tratto dal blog di Magdi Cristiano Allam, pubblicato il 17 febbraio scorso sul quotidiano “il Giornale”, riguardante il comportamento tenuto dal Presidente della Repubblica a partire dal 2011 ad oggi.
Magdi Cristiano Allam
lunedì 17 febbraio 2014
la trappola
Renzi ha deciso di procedere: in luogo di un esecutivo che, come ormai
è noto a tutti, non fa nulla, ha pensato di esporsi in prima persona e, salvo
imprevisti, diverrà presidente del Consiglio dei Ministri.
In apparenza la cosa non fa una grinza: l’Italia è in grave difficoltà,
l’esecutivo non riesce a cavare un ragno dal buco, e allora Renzi, neo
segretario del Partito di maggioranza relativa, scende nell’agone e tenta di
sistemare alcune cose, le più urgenti.
E’ sufficiente che faccia la riforma elettorale e che metta mano alla
revisione della nostra architettura istituzionale, ormai cotta, per ottenere
consensi da moltissimi italiani anche di parrocchie politiche diverse dalla
sua.
Vi sono però alcuni aspetti, in questa vicenda, che lasciano perplessi.
In primo luogo, un primo ministro è tanto più forte quanto più è
legittimato dal voto popolare e, in questo caso, il voto non c’è stato.
Vi è poi la grande difficoltà che l’Italia repubblicana ha sempre
incontrato nell’esprimere governi in grado di governare, a causa di una
Costituzione che molti tromboni definiscono la più bella del mondo ma che, in
realtà, impedisce agli italiani di avere una guida efficace.
Infine, Renzi intende fare le cose più urgenti con l’apporto di
Berlusconi, che considera un valido interlocutore e non un delinquente.
Se Renzi riuscirà, andrà alle elezioni con un grande consenso e, che
vinca o che perda, avrà il rispetto della maggioranza degli italiani per avere
reso più respirabile il clima politico e sociale.
Ma il suo cammino non sarà in discesa, e potrebbe nascondere una
trappola: infatti molti parlamentari del suo partito sono legati alla vecchia
nomenklatura del partitone rosso e masticano amaro vedendo al governo un
giovanotto che ha dichiarato di volerli rottamare e che sta mettendo in atto la
promessa.
Le resistenze maggiori saranno dovute al suo dialogo con Forza Italia,
come dimostra emblematicamente il fatto che un importante sconfitto alle
primarie PD, Cuperlo, si è dimesso subito dopo l’incontro di Renzi con
Berlusconi.
Io credo che in questa congiuntura, anche se il galateo istituzionale
non è stato rispettato, moltissimi italiani facciano il tifo per Renzi perché,
se non riesce ad attuare ciò che si prefigge, il nostro futuro sarà
sicuramente peggiore del presente.
I conservatori del suo partito
avranno buon gioco per screditarlo e riusciranno a tornare in sella,
probabilmente coadiuvati dalla frangia politicizzata della magistratura, che
sta già scaldando i motori in sordina anche se Renzi, nel discorso programmatico,
non ha parlato di riforma della magistratura, e ciò la dice lunga sulla sua
accortezza.
Il partito dell’odio prenderà
nuovo slancio e il clima sociale e politico diventerà, se possibile, più
irrespirabile di prima.
Credo che sia proprio il caso di
augurare a Renzi: “In bocca al lupo”.
sabato 8 febbraio 2014
venerdì 7 febbraio 2014
pedemontana storia infinita
Il
primo progetto della Pedemontana, ovvero di una strada di scorrimento veloce
fra Bologna e Piacenza, risale agli anni ’50 e fu firmato dall’Ing. Bottau.
Questo
progetto dormì in qualche cassetto fino all’inizio degli anni ’90, periodo in
cui il progetto originario, sul tratto Bologna-Sassuolo, venne sostituito da un
nuovo progetto avente per estremità non Bologna ma Bazzano: le Autorità
bolognesi, infatti, non volevano che il traffico “modenese” si riversasse sulla
tangenziale cittadina.
Fu
così realizzato dalla Provincia di Bologna il tratto Bologna-Zola Predosa come
asse di penetrazione alla Città da non collegare alla Pedemontana.
Successivamente
le Autorità bolognesi accettarono di collegarlo a una condizione: che venisse
aperto un casello autostradale sulla A1 all’altezza di Calcara, per alleggerire
l’afflusso di traffico alla tangenziale bolognese. Dopo sessant’anni dalla
prima progettazione, la situazione di questa travagliata opera, sul tratto che
ci interessa, è la seguente.
Tratto Bologna/Ponte Ronca
Esiste
già come asse di penetrazione alla Città di Bologna, ed è molto scorrevole. Nel
tratto Zola Predosa-Bologna è addirittura a 2 corsie per ogni senso di marcia
con aiuola centrale.
Tratto Ponte Ronca/Bazzano
E’
in fase di progettazione e dovrebbe passare a nord di Bazzano per andare a
congiungersi con la rotonda esistente che costituisce l’inizio del tratto
Bazzano S. Eusebio.
Tratto Bazzano/S. Eusebio
E’
percorribile dal 2009.
Tratto S. Eusebio-Solignano
E’
stata ultimata la fase di progettazione e dovrebbero iniziare, a breve, i
lavori.
Tratto Solignano/Sassuolo
E’
in funzione, nel tratto Pozza-Sassuolo, da parecchi anni ed aveva, fino a pochi
anni fa, 7 incroci a raso regolati da semafori, con giganteschi ingorghi
quotidiani.
Ora
i semafori sono stati sostituiti da rotonde e gli ingorghi, pur diminuiti, non
sono finiti.
Il
tratto Pozza-Solignano è stato aggiunto pochi anni fa.
Cosa
dire di questa situazione?
L’atteggiamento
degli amministratori bolognesi fa pensare più alla storia della Secchia rapita
che all’impegno di moderni amministratori per risolvere problemi di
infrastrutture viabili i cui confini sono sempre più sfumati.
Dal
canto loro, gli amministratori modenesi hanno costruito un tratto, Pozza-Sassuolo,
che era già obsoleto quando è andato in funzione.
E
tutto ciò è avvenuto nonostante le amministrazioni pubbliche interessate
facessero capo, politicamente, alle stesse forze politiche: non oso pensare
cosa sarebbe successo se avessero avuto orientamenti politici diversi.
Evidentemente
i cugini bolognesi hanno sempre avuto una maggiore larghezza di vedute
nell’affrontare i problemi infrastrutturali, come dimostra l’esempio seguente.
La
tangenziale di Bologna, terminata alla fine degli anni ’60, corre in sede
propria, si chiude ad anello e ha due corsie per ogni senso di marcia con aiola
centrale: all’epoca in cui venne costruita era un gioiello.
La
tangenziale di Modena, costruita negli anni ‘70, aveva incroci a raso con via
Vignolese, via Emilia e via Nonantolana, successivamente corretti da due
rotonde e un cavalcavia, e non si chiudeva ad anello: all’epoca in cui entrò in
funzione era già obsoleta.
Concludendo,
nonostante i frequenti tagli di nastro dovuti all’inaugurazione di tratti di
pedemontana, di nuove rotonde, di nuovi svincoli, di nuovi cavalcavia, di nuovi
ponti, di nuovi sottopassi, la Pedemontana non è ancora stata completata.
Quando
lo sarà, tuttavia, dimostrerà in modo evidente la diversità di vedute delle
amministrazioni di Modena e Bologna, diversità che ha generato una strada che
può far pensare a tutto tranne che a una strada a scorrimento veloce, come
doveva essere secondo il progetto iniziale.
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