C’era
una certa attesa per la nomina del nuovo presidente di Seta, come è denominata
l’impresa pubblica che gestisce i trasporti locali.
Seta
si è formata con l’unione delle vecchie imprese pubbliche di trasporti: ATCM a
Modena, ACT a Reggio e TEMPI a Piacenza.
Si
tratta di accorpamenti che, sulla carta, dovrebbero consentire di ridurre i
costi elevatissimi dei trasporti, ma in realtà i contribuenti pagano sempre di
più, anche se pochissimi di loro se ne rendono conto.
Infatti,
per fare un esempio, il presidente uscente si è detto molto soddisfatto di
avere portato in attivo il bilancio 2014 di Seta, chiuso con un utile di
546.240 euro, dichiarando che “… i tempi in cui ci si
poteva affidare ai Soci (o allo Stato) per la copertura delle perdite di bilancio,
degli investimenti o dei rinnovi dei contratti di lavoro non ritorneranno
mai più …”.
I cittadini contribuenti hanno sicuramente condiviso la sua
soddisfazione, pensando che Seta avesse chiuso in attivo.
Quello
che il presidente, così come gli organi di stampa, hanno omesso di dire è che
Seta, nel 2014, ha ricevuto contributi statali in conto esercizio per
70.700.546 (diconsi settantamilioni e rotti) euro, ovvero un fiume di denaro
pagato dai contribuenti attraverso le imposte.
Non
è pertanto corretto parlare di utile di bilancio, ma la prassi è questa: le
imprese pubbliche di trasporto fanno un comunicato stampa in cui dichiarano di
avere avuto un utile e i giornali riprendono e divulgano la notizia alla
lettera, anche se basterebbe sfogliare il bilancio per scoprire che parlare di
utile è fuori luogo, perché i trasporti pubblici rappresentano un pozzo senza
fondo di risorse economiche, altro che utile di bilancio.
Ora,
a rigore di logica, coloro che scelgono i massimi responsabili di imprese
simili dovrebbero cercare gente esperta per arginare i costi, ma pare proprio
che non seguano questo principio.
Infatti,
tornando a bomba, si sapeva che i tre candidati alla presidenza, come del resto
il presidente uscente e tutti quelli che l’hanno preceduto, non avevano
esperienza nel ramo trasporti, ovvero l’attività nella quale stavano per
assumere la massima carica.
La
scelta è caduta su Bulgarelli, ma se fosse caduta sugli altri non vi sarebbe
stata molta differenza.
Intendiamoci:
si tratta di persone stimabili, ma accomunate dalla scarsa conoscenza del mondo
dei trasporti.
Il
neo presidente Bulgarelli, in un’intervista pubblicata ieri, ha addirittura
dichiarato “non mi intendo di trasporti”, ma ritiene che non sia un
problema: a conoscere la materia ci penseranno altri.
Il
Comune di Vignola, rifiutandosi di avallare la scelta fatta, è stato ammirevole,
ma avrebbe probabilmente dovuto fare la stessa cosa anche in caso di scelta
diversa.
Infatti
la discriminante non è quale persona scegliere all’interno della “nomenclatura”, ma scegliere fra “nomenclatura” e “competenza”.
Purtroppo
quest’ultima, finora, è sempre rimasta fuori dalla porta.
Quale
possa esserne la motivazione principale non è difficile da indovinare: i
politici locali pensano che sia meglio premiare uno del proprio entourage
piuttosto che no.
Vi
è però un’altra motivazione, più sottile, che non viene mai a galla ma costituisce
una condizione base nella scelta dei vertici delle imprese pubbliche: una
persona troppo competente potrebbe creare dei problemi a chi comanda.
Nella foto il neo presidente di SETA Vanni Bulgarelli
Nessun commento:
Posta un commento