venerdì 4 settembre 2015

trasporti e nomenclatura

C’era una certa attesa per la nomina del nuovo presidente di Seta, come è denominata l’impresa pubblica che gestisce i trasporti locali.
Seta si è formata con l’unione delle vecchie imprese pubbliche di trasporti: ATCM a Modena, ACT a Reggio e TEMPI a Piacenza.
Si tratta di accorpamenti che, sulla carta, dovrebbero consentire di ridurre i costi elevatissimi dei trasporti, ma in realtà i contribuenti pagano sempre di più, anche se pochissimi di loro se ne rendono conto.
Infatti, per fare un esempio, il presidente uscente si è detto molto soddisfatto di avere portato in attivo il bilancio 2014 di Seta, chiuso con un utile di 546.240 euro, dichiarando che “… i tempi in cui ci si poteva affidare ai Soci (o allo Stato) per la copertura delle perdite di bilancio, degli investimenti o dei rinnovi dei contratti di lavoro non ritorneranno mai più …”.
I cittadini contribuenti hanno sicuramente condiviso la sua soddisfazione, pensando che Seta avesse chiuso in attivo.
Quello che il presidente, così come gli organi di stampa, hanno omesso di dire è che Seta, nel 2014, ha ricevuto contributi statali in conto esercizio per 70.700.546 (diconsi settantamilioni e rotti) euro, ovvero un fiume di denaro pagato dai contribuenti attraverso le imposte.
Non è pertanto corretto parlare di utile di bilancio, ma la prassi è questa: le imprese pubbliche di trasporto fanno un comunicato stampa in cui dichiarano di avere avuto un utile e i giornali riprendono e divulgano la notizia alla lettera, anche se basterebbe sfogliare il bilancio per scoprire che parlare di utile è fuori luogo, perché i trasporti pubblici rappresentano un pozzo senza fondo di risorse economiche, altro che utile di bilancio.
Ora, a rigore di logica, coloro che scelgono i massimi responsabili di imprese simili dovrebbero cercare gente esperta per arginare i costi, ma pare proprio che non seguano questo principio.
Infatti, tornando a bomba, si sapeva che i tre candidati alla presidenza, come del resto il presidente uscente e tutti quelli che l’hanno preceduto, non avevano esperienza nel ramo trasporti, ovvero l’attività nella quale stavano per assumere la massima carica.
La scelta è caduta su Bulgarelli, ma se fosse caduta sugli altri non vi sarebbe stata molta differenza.
Intendiamoci: si tratta di persone stimabili, ma accomunate dalla scarsa conoscenza del mondo dei trasporti.
Il neo presidente Bulgarelli, in un’intervista pubblicata ieri, ha addirittura dichiarato “non mi intendo di trasporti”, ma ritiene che non sia un problema: a conoscere la materia ci penseranno altri.
Il Comune di Vignola, rifiutandosi di avallare la scelta fatta, è stato ammirevole, ma avrebbe probabilmente dovuto fare la stessa cosa anche in caso di scelta diversa.
Infatti la discriminante non è quale persona scegliere all’interno della “nomenclatura”, ma scegliere fra “nomenclatura” e “competenza”.
Purtroppo quest’ultima, finora, è sempre rimasta fuori dalla porta.
Quale possa esserne la motivazione principale non è difficile da indovinare: i politici locali pensano che sia meglio premiare uno del proprio entourage piuttosto che no.

Vi è però un’altra motivazione, più sottile, che non viene mai a galla ma costituisce una condizione base nella scelta dei vertici delle imprese pubbliche: una persona troppo competente potrebbe creare dei problemi a chi comanda.
Nella foto il neo presidente di SETA Vanni Bulgarelli

Nessun commento:

Posta un commento