sabato 26 settembre 2015
mercoledì 16 settembre 2015
il liquidatore
Sta
prendendo corpo, con lo studio di fattibilità già partito, il progetto di
fusione dei Comuni della nostra zona, progetto sulla cui bontà è lecito nutrire
grossi dubbi.
Cercherò,
tuttavia, di analizzare gli aspetti negativi di questa eventuale scelta in un
prossimo articolo: in questa sede vorrei fare soltanto un sunto di come siamo
arrivati alla situazione attuale.
Si
tratta di un’ipotesi della quale si parla da qualche anno, da quando cioè
l’attuale sindaco di Spilamberto, allora semplice consigliere comunale, lanciò
un sasso in piccionaia dichiarando pubblicamente che si dovevano unificare i
Comuni.
Ecco
un assaggio delle dichiarazioni di Costantini, che danno l’impressione che la
liquidazione del Comune di cui è attualmente sindaco sia per lui una “missione”
politica alla quale è stato indotto non si sa se dalla propria ambizione
personale o da qualche pezzo grosso del partitone rosso.
14 gennaio 2011 - Il
Resto del Carlino
“L’OBIETTIVO — precisa
il giovane consigliere Pd — è naturalmente l’ottimizzazione delle spese. Perché
visti i tagli agli enti locali, che in futuro certamente saranno sempre più
drastici, penso sia l’unica strada per continuare a garantire servizi di qualità
ai cittadini. E la conseguente riduzione dei costi porterebbe anche a liberare
risorse per nuovi e utili investimenti che al momento i Comuni non possono più
permettersi.”
21 dicembre 2012 - Twitter
“Ciao a tutti,non mi
candido. Come dice un caro amico: scout,lavoro e
progettare un comune
unico per ora è fare più politica che un deputato.”
Arriviamo
così ai giorni nostri, con l’incarico a una società di consulenza di studiare
la fattibilità della fusione dei Comuni.
27 agosto 2015 La
Gazzetta di Modena
Intervistatore: Molto soddisfatto si è dimostrato il sindaco di Spilamberto,
Umberto Costantini, uno dei principali promotori (se non il principale), di
questo studio. Dice infatti il primo cittadino spilambertese: “Finalmente, dopo quasi cinque anni, si
comincia ad affrontare questo tema. ….. quello che stiamo facendo non è
qualcosa di ordinario ma di straordinario. Si tratta di cominciare a pensare
come potrà essere il nostro territorio tra venti, trenta, cinquanta anni,
attraverso un progetto all’avanguardia.”
L’incarico
è stato deliberato dal Consiglio Comunale di Spilamberto il 17 giugno scorso.
Erano
assenti 3 consiglieri di maggioranza e 1 della lista Uniti per la Sinistra.
Tutti
i presenti, con l’eccezione dei 2 consiglieri M5S che si sono astenuti, hanno
votato a favore.
La
società incaricata, mai citata nella delibera, è nientemeno che Nomisma, una
società di consulenza fondata da Prodi e dalla BNL, oggetto di numerose inchieste
della magistratura per la contiguità con la politica e le istituzioni, dalle
quali riceveva spesso grosse commesse di dubbia utilità (solo a titolo di
esempio, rivevette una commessa da quasi 6 miliardi di lire dalla Farnesina per
studiare argomenti come il tasso di natalità degli asini somali o
la velocità di spostamento di capre,
pecore e cammelli nel deserto).
Non
è pertanto del tutto fuori luogo il timore che la citata società dica ciò che i
committenti vogliono sentirsi dire, e cioè che è utile la fusione dei Comuni di
Castelnuovo Rangone, Castelvetro di
Modena, Guiglia, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola,
Zocca, Montese.
Una
riunione della commissione di lavoro sulla fusione, aperta al pubblico, si è
tenuta il 3 settembre scorso senza informarne adeguatamente i cittadini.
La
consigliera di minoranza Spadini ha sottolineato questa cosa e il Sindaco di
Vignola si è scusato pubblicamente per la carenza di informazione relativa a
questa serata curata dal sindaco di Spilamberto il quale, anziché scusarsi, ha
detto che si è trattato di una semplice dimenticanza.
Alla
luce di questo progetto sbiadisce perfino l’importanza dello spostamento dell’Archivio
Storico Comunale di Spilamberto a Vignola, una vicenda che ha appassionato
molti cittadini tanto da fare nascere un’associazione per il rientro dell’Archivio.
La
fine del Comune di Spilamberto, con 800 anni di vita alle spalle, darebbe inizio
a una nuova era per gli spilambertesi che verranno: un’era di periferia
sociale, storica e culturale che liquiderebbe la nostra memoria fino a
disperderla.
Ovviamente,
il titolo di “liquidatore”
spetterebbe al “principale promotore”, per dirla con il giornalista della
Gazzetta, dell’iniziativa, ovvero al nostro sindaco Costantini Umberto (nella
foto).
venerdì 11 settembre 2015
piazzetta del miracolo
Mercoledì
2 settembre è accaduto un miracolo: la piazzetta compresa fra via Amendola e
via Fratelli Rosselli si è improvvisamente animata.
Vi
era nientemeno che la Banda di Spilamberto che faceva le prove a cielo aperto,
e parecchie decine di persone di tutte le età sedevano ad ascoltarla.
Negli
intervalli gli adulti parlavano fra loro e i bambini si rincorrevano felici, e
non mancavano nemmeno le torte, fatte dalle signore della zona, e frutta di
stagione: insomma, si aveva la netta sensazione di trovarsi in una piazza vera,
ed era una sensazione sorprendente, se si considera che non c’è un albero, né
un’aiuola, né una panchina e nemmeno un nome.
Questo
“miracolo” è stato il frutto di un’iniziativa del Maestro Clò che ha chiesto al
Comune, e ottenuto, l’autorizzazione a tenere le prove della Banda nella
piazzetta dimenticata.
Credo
che tutti i residenti debbano essergli grati perché questa iniziativa, oltre ad
avere regalato una bella serata a tanta gente, ha dimostrato l’esistenza della
piazza che il fotografo ha denominato “Piazza Amendola”, e chissà che anche le
autorità competenti non si siano accorte della sua esistenza e stiano pensando
di accoglierla nella toponomastica di Spilamberto assegnandole il minimo di
arredo urbano: due panchine.
Riguardo
al nome, Piazza Amendola potrebbe andare bene, se i fratelli Rosselli non
avessero nulla da obiettare: e allora perché, per evitare dispute e ripensando
alla serata del 2 settembre 2015, non battezzarla “Piazzetta del miracolo”?
Nelle foto due momenti della serata
venerdì 4 settembre 2015
trasporti e nomenclatura
C’era
una certa attesa per la nomina del nuovo presidente di Seta, come è denominata
l’impresa pubblica che gestisce i trasporti locali.
Seta
si è formata con l’unione delle vecchie imprese pubbliche di trasporti: ATCM a
Modena, ACT a Reggio e TEMPI a Piacenza.
Si
tratta di accorpamenti che, sulla carta, dovrebbero consentire di ridurre i
costi elevatissimi dei trasporti, ma in realtà i contribuenti pagano sempre di
più, anche se pochissimi di loro se ne rendono conto.
Infatti,
per fare un esempio, il presidente uscente si è detto molto soddisfatto di
avere portato in attivo il bilancio 2014 di Seta, chiuso con un utile di
546.240 euro, dichiarando che “… i tempi in cui ci si
poteva affidare ai Soci (o allo Stato) per la copertura delle perdite di bilancio,
degli investimenti o dei rinnovi dei contratti di lavoro non ritorneranno
mai più …”.
I cittadini contribuenti hanno sicuramente condiviso la sua
soddisfazione, pensando che Seta avesse chiuso in attivo.
Quello
che il presidente, così come gli organi di stampa, hanno omesso di dire è che
Seta, nel 2014, ha ricevuto contributi statali in conto esercizio per
70.700.546 (diconsi settantamilioni e rotti) euro, ovvero un fiume di denaro
pagato dai contribuenti attraverso le imposte.
Non
è pertanto corretto parlare di utile di bilancio, ma la prassi è questa: le
imprese pubbliche di trasporto fanno un comunicato stampa in cui dichiarano di
avere avuto un utile e i giornali riprendono e divulgano la notizia alla
lettera, anche se basterebbe sfogliare il bilancio per scoprire che parlare di
utile è fuori luogo, perché i trasporti pubblici rappresentano un pozzo senza
fondo di risorse economiche, altro che utile di bilancio.
Ora,
a rigore di logica, coloro che scelgono i massimi responsabili di imprese
simili dovrebbero cercare gente esperta per arginare i costi, ma pare proprio
che non seguano questo principio.
Infatti,
tornando a bomba, si sapeva che i tre candidati alla presidenza, come del resto
il presidente uscente e tutti quelli che l’hanno preceduto, non avevano
esperienza nel ramo trasporti, ovvero l’attività nella quale stavano per
assumere la massima carica.
La
scelta è caduta su Bulgarelli, ma se fosse caduta sugli altri non vi sarebbe
stata molta differenza.
Intendiamoci:
si tratta di persone stimabili, ma accomunate dalla scarsa conoscenza del mondo
dei trasporti.
Il
neo presidente Bulgarelli, in un’intervista pubblicata ieri, ha addirittura
dichiarato “non mi intendo di trasporti”, ma ritiene che non sia un
problema: a conoscere la materia ci penseranno altri.
Il
Comune di Vignola, rifiutandosi di avallare la scelta fatta, è stato ammirevole,
ma avrebbe probabilmente dovuto fare la stessa cosa anche in caso di scelta
diversa.
Infatti
la discriminante non è quale persona scegliere all’interno della “nomenclatura”, ma scegliere fra “nomenclatura” e “competenza”.
Purtroppo
quest’ultima, finora, è sempre rimasta fuori dalla porta.
Quale
possa esserne la motivazione principale non è difficile da indovinare: i
politici locali pensano che sia meglio premiare uno del proprio entourage
piuttosto che no.
Vi
è però un’altra motivazione, più sottile, che non viene mai a galla ma costituisce
una condizione base nella scelta dei vertici delle imprese pubbliche: una
persona troppo competente potrebbe creare dei problemi a chi comanda.
Nella foto il neo presidente di SETA Vanni Bulgarelli
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