Nel febbraio del 2014
Renzi ha deciso di accettare l’incarico di capo del governo, e ha suscitato
molte speranze in tantissimi italiani, perchè dava l’impressione di avere la
capacità e la determinazione per fare finalmente decollare il nostro paese
attaccando di petto il problema dei problemi: la modernizzazione della nostra Costituzione
che, essendo stata scritta all’indomani di una dittatura, è infarcita di pesi e
contrappesi che rendono difficile, se non impossibile, governare.
Solo a titolo di
esempio, il bicameralismo perfetto complica molto il varo delle leggi che, prima
di essere approvate, vengono rimpallate da una camera all’altra per mesi e mesi.
Il numero di
parlamentari è poi spropositato: 630 deputati e 315 senatori, quasi il doppio
degli USA.
Anche l’esecutivo
funziona come può: il presidente del consiglio dei ministri non può nemmeno
sostituire un ministro senza provocare una crisi di governo.
Insomma, abbiamo una
Costituzione obsoleta che richiede di essere rinnovata, alla faccia della RAI
che ha strapagato un comico per fare una trasmissione sulla Costituzione
intitolata “la più bella del mondo”.
Tornando a bomba, Renzi
sembrava in grado di fare finalmente qualcosa.
Ha cominciato a scaldare
i motori però non partiva mai e ancora oggi, dopo un anno e mezzo, è ancora
fermo ai box.
Nel frattempo abbiamo
dovuto sorbirci, quotidianamente o quasi, dichiarazioni roboanti tese a
rassicurare gli italiani: avrebbe pensato lui a migliorare la nostra vita.
Ci ha garantito che non
avrebbe mai e poi mai alzato le tasse, e che in tre mesi avrebbe fatto la
riforma fiscale.
Ci ha garantito che
entro maggio 2014 avrebbe soppresso il Senato.
Ci ha garantito che
entro settembre 2014 avrebbe saldato i debiti dello Stato nei riguardi delle
imprese.
Ci ha garantito che
avrebbe tagliato drasticamente la spesa pubblica.
Ci ha garantito che nella
gestione della marea di immigrati avremmo avuto l’appoggio dell’Europa che li
avrebbe suddivisi fra i vari paesi della comunità. All’uopo
si è incontrato con Hollande, il quale ha detto che è vero che tutta l’Europa
deve farsi carico del problema degli immigrati, ma ha concluso dicendo che
manterrà il presidio che impedisce ai migranti di entrare in Francia.
Ci ha garantito che
avrebbe lavorato sulla moralizzazione della politica, salvo candidare
governatore in Campania un condannato a una pena per la quale altre persone
sono state espulse dal Parlamento, senza contare che nell’attuale compagine di
governo vi sono numerose persone indagate.
Arriviamo poi alla
vicenda delle pensioni decurtate illegalmente, con Renzi che dice che
restituirà il dovuto in agosto.
In realtà si è trattato
di una piccola parte del dovuto, ma lui l’ha pure chiamata “bonus”, ovvero
regalo.
E qui appare con
evidenza la sua anima di “imbonitore”.
Mi ricorda infatti
certi venditori di piatti o di stoffe che, da bambino, vedevo all’opera a
Spilamberto la domenica mattina.
Ad ascoltarli si
radunava sempre una gran quantità di persone, perché i venditori avevano la
parola talmente franca che avrebbero convinto chiunque del fatto che volevano
fargli un regalo. La fase di preparazione al momento culminante, in cui
avrebbero incaricato il loro aiutante di consegnare il pacco a Tizio o a Caio,
era travolgente: le parole fluivano con una tale velocità che un leggero rigo
di bava gli incorniciava la bocca. Magari Tizio o Caio non avrebbero voluto
acquistare nulla, ma la bravura del venditore non gli consentiva di reagire.
Per questo accettavano anche se, giunti a casa, constatavano che mancava
qualcosa.
Tuttavia la maggioranza
della folla presente non era lì per comprare, ma era affascinata dal venditore
che non stava semplicente facendo il suo mestiere: stava offrendo un grande
spettacolo.
Questo mi ha fatto
venire in mente Renzi non solo in occasione del “bonus” citato, ma soprattutto in
occasione della sua recente dichiarazione di volere attuare un epocale ribasso
delle imposte: egli sta offrendo un grande spettacolo.
Molti crederanno alla
sua promessa, e si troveranno come il Tizio e il Caio della piazza: affascinati
e gabbati.
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