mercoledì 26 giugno 2013

la culla del rovescio 3 - sansonetti


LA CULLA DEL ROVESCIO 3
 

Pubblichiamo un articolo di Piero Sansonetti su un problema che non riguarda Tizio o Caio, ma la nostra democrazia: lo sconfinamento del potere giudiziario in ambiti che non gli competono.

*****
Caso Ruby, 7 anni a Berlusconi
Così la magistratura vuole uccidere la politica

Pubblicato da Piero Sansonetti
il 25 giugno 2013.
Pubblicato in gli Altri.

È una sentenza politica. Dichiaratamente politica. La giuria di Milano ha voluto lanciare un messaggio all’opinione pubblica: comando io. Io e basta. “Io”,  sarebbe la magistratura. Vi ricordate quel pezzo epico del film di Monicelli, con Alberto Sordi, quando il Marchese del Grillo proclama: «È così perché io sono io e voi non siete un cazzo»? Beh, la sentenza suona esattamente come quel proclama del Marchese. La magistratura avverte la politica: “Non sei un cazzo”.Il processo è stato indiziario. Senza prove. Sicuramente senza vittime del reato (Ruby non è vittima,  dichiara di non essere vittima, e i concussi dichiarano di non essere concussi) e probabilmente anche senza reato. Il processo si svolge tutto attorno a una sola questione: la condanna. La condanna non è vista come la conclusione di un iter giudiziario, ma come un imperativo categorico. La condanna è la garanzia della vittoria del potere giudiziario e dell’annientamento del potere politico. I giudici decidono di andare oltre le richieste della Bocassini, per dimostrare il loro potere “assoluto e incontrastato”, decidono di cambiare la specie di reato (concussione costrittiva), decidono di cancellare i diritti politici di Berlusconi (“tu puoi essere eletto dal popolo quanto vuoi, ma io nego il diritto al popolo di eleggerti e a te di essere eletto”), infine decidono di incriminare tutti i testimoni sgraditi perché sono loro i colpevoli della mancanza di prove. Non vi stupite, ma il ragionamento è questo: dato che la condanna è inevitabile, e dato che le prove mancano, chiunque abbia impedito l’acquisizione delle prove è colpevole; i testimoni hanno impedito l’acquisizione delle prove, dunque la sentenza senza prove è sentenza anche contro i testimoni non graditi.La sentenza contro Berlusconi non è grave perché inguaia Berlusconi, o danneggia il governo, o mette in discussione gli equilibri politici. Quisquilie. È grave perché mette in discussione lo stato di diritto. Anzi, demolisce lo stato di diritto. La sentenza del processo Ruby segna in modo forse irreversibile la sottomissione della politica al potere giudiziario e la fine conclamata dell’equilibrio tra i poteri.E adesso? La politica è fuorigioco. Per tre ragioni. Perché negli ultimi vent’anni non è stata capace di riformare la giustizia e di contenere la spinta alla sopraffazione della magistratura, e certo non ci riuscirà adesso. Perché la sinistra, che avrebbe una vocazione garantista e libertaria, ha rinunciato completamente alla sua natura e, nella sua grande maggioranza, si è accucciata ai piedi dei giudici (basta leggere il manifesto, che sembra la nave scorta del Fatto). Perché la destra difende Berlusconi, ma è del tutto priva di una vera cultura libertaria, visto che la sua storia è intrisa di autoritarismo, gerarchismo, poterismo. Mancano gli anticorpi nella politica italiana, e si spiega così, solo così, la sua disfatta. La disfatta della politica può essere la fine della “parentesi” democratica (1945-2013).L’unica forza in grado di reagire a questa deriva, e di fare qualcosa per la difesa della democrazia – messa in discussione dalla spinta reazionaria formidabile che viene dalla magistratura – è la magistratura stessa. Esistono, tra i giudici, forze democratiche, progressiste, in grado di difendere lo stato di diritto e ribellarsi all’ondata bocassiniana e post-fascista? Può sembrare una domanda paradossale, ma non credo. L’unica speranza è lì: che un pezzo della magistratura reagisca, in nome degli ideali e in difesa della sua stessa funzione. Della funzione democratica dell’ordine giudiziario.

Nessun commento:

Posta un commento