mercoledì 10 aprile 2013

sipe basse


 DESTINAZIONE AREA SIPE BASSE


La vicenda Sipe è, da alcuni anni, al centro dell’interesse dei cittadini della nostra zona, soprattutto quelli di Spilamberto, Comune nel cui territorio si estende l’area di una delle più antiche fabbriche di polveri esplosive, fondata dagli Este alla fine del XV secolo.
Riassumiamo in breve i termini della questione.
Nel 2003 venne approvato il progetto di edificazione, nell’area della ex sipe, di circa 350 abitazioni.
Nel 2004 venne costituito il “Comitato per la difesa Sipe basse” che si opponeva alla decisione presa dal Comune. Il suddetto Comitato, dopo un inizio scoppiettante, affievolì la sua azione fino a non dare più segni di vita.
Nel frattempo, il progetto andava avanti fino ad arrivare alla vigilia dell’inizio dei lavori, anche se vi erano alcuni aspetti preoccupanti, e ne cito uno solo.
La proprietà del 96,25% del capitale della società, che avrebbe guadagnato somme ingenti dall’operazione, non si sapeva a chi apparteneva.
Infatti la suddetta proprietà agiva in parte attraverso banche fiduciarie, e in parte tramite società estere non tenute a svelare i nomi dei proprietari delle azioni.
Poi il cattivo andamento del mercato immobiliare si incaricò di far fallire un piano che avrebbe avuto un impatto ambientale devastante per Spilamberto.
Iniziò così un balletto di accuse per reciproche inadempienze fra il Comune di Spilamberto (che si era unito – per la gestione di questa operazione – ai Comuni di Savignano e Vignola) e la società costruttrice, culminato con il ricorso alle vie legali.
Ora, conoscendo la nostra Giustizia, questa vicenda potrebbe concludersi alle calende greche.
Riflettendo sulle varie possibilità di utilizzazione di quell’area, una delle ipotesi avanzate (dal prof. Bettini dell’Università di Venezia) era di farci un bosco che potesse rappresentare un luogo della memoria per le tante vittime della lavorazione degli esplosivi, vittime che costituivano un pesante tributo al relativo benessere di molte famiglie di Spilamberto.
Ma per fare ciò il Comune dovrebbe acquistare il terreno che poi non produrrebbe nulla.

Perché non pensare, allora, a una destinazione a basso impatto ambientale ma che possa produrre utili?
In questo modo l’area resterebbe ai privati, i quali potrebbero investire se ritenessero valido il progetto.
Poiché l’area di cui parliamo – le sipe basse – è di circa 50 ettari, perché non crearvi un Campo da Golf, che è uno degli sport più diffusi al mondo anche se in Italia comincia a diffondersi adesso?
Le infrastrutture necessarie sarebbero solo quelle funzionali alla pratica del Golf, e in parte potrebbero essere costituite dagli edifici esistenti, bell’esempio di archeologia industriale, che sono stati donati al Comune dagli ignoti proprietari e che stanno andando in malora.
Una sistemazione del genere sarebbe altamente compatibile con l’ipotesi di farci un luogo della memoria, perché il Golf è uno sport silenzioso e rispettoso dell’ambiente.
Inoltre, dal momento che i nostri concittadini morti sul lavoro in quei luoghi sono stati moltissimi, quale più bella forma di rispetto, per la loro tragica fine, di ricordarli dedicando al alcuni di loro le 18 (oppure 27) buche del percorso?

Si tratta di un’idea che non ha velleità di alcun genere: l’unico scopo è di dare un contributo alla soluzione di un problema molto complesso e attorno al quale ruotano molti (forse troppi) interessi.

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