Re Giorgio cominciò a fare politica
quando aveva ancora i calzoni corti.
In Italia c’era una dittatura e lui
voleva cambiare il mondo.
Che fare? Giorgio si iscrisse al
partito comunista e scalò agevolmente i gradini delle gerarchie fino a diventare
uno dei personaggi più influenti del PCI, partito che, nell’immediato
dopoguerra, si oppose a tutto ciò che poteva farci uscire dalle macerie della
guerra.
Infatti il PCI combattè duramente,
mobilitando anche la piazza, contro gli aiuti economici offertici dagli
americani attraverso il “Piano Marshall”, contro la collocazione atlantica
dell’Italia, contro l’aderenza alla NATO.
Giorgio condivise sempre la linea del
partito e nel 1956 non ebbe dubbi: i controrivoluzionari ungheresi andavano
schiacciati e il nuovo leader Imre Nagy, troppo tenero con gli insorti, andava
impiccato, ciò che avvenne nel giugno del 1958.
Per inciso, anche Togliatti fu
favorevole all’impiccaggione di Nagy: chiese soltanto che venisse impiccato
dopo le elezioni italiane, che si sarebbero tenute il 25 maggio 1958, e fu
accontentato.
Poi, nel 1968, l’aspirazione dei
cecoslovacchi ad un comunismo dal volto umano, la cosiddetta “Primavera di
Praga”, fu stroncata dai carri armati sovietici, e Giorgio non figura fra
coloro che, avendo criticato l’intervento sovietico, furono espulsi dal PCI.
Dopo il crollo dell’URSS la carriera
di Giorgio, lungi dall’avere battute d’arresto che sembravano inevitabili (e
non solo per lui), inizia a decollare: diviene Presidente della Camera dei
Deputati, poi Ministro dell’Interno e, per venire alle cronache più recenti,
Presidente della Repubblica, ruolo che interpreta con la disinvoltura che,
abbinata al suo naturale “aplomb”, lo fa sembrare un re.
In questa veste l’ironia del destino
lo manda a Budapest a portare fiori sulla tomba del già citato Imre Nagy,
impiccato 50 anni prima (la foto si riferisce a quell’avvenimento): è
un’impresa ardua che richiede molto “coraggio”, ma Giorgio la supera
brillantemente.
Intanto, sul piano nazionale, non
smette di sottolineare la centralità del Parlamento, e quando il governo Prodi
gode della maggioranza di un solo voto dovuto, fra l’altro, al voltagabbana
Follini che era stato eletto nello schieramento opposto a quello di Prodi,
Giorgio dice che il Parlamento, finchè ha una maggioranza, non si tocca.
Siamo nel 2007, il governo non reggerà
e così le nuove elezioni andranno al centro-destra.
Ed ecco che Giorgio, nel 2011, non è
più sicuro della centralità del Parlamento. Infatti il Governo (Berlusconi) non
è stato sfiduciato in Parlamento ma lui, Re Giorgio, pensa che sia meglio
cambiarlo, e così lavora nell’ombra per mesi fino a farci il regalo che tutti
gli taliani sognavano: essere governati da Monti, non prima di averlo nominato
senatore a vita.
Ora, a parte il fatto che si può
nominare un presidente del consiglio anche al di fuori del parlamento, è un
mistero quali siano i meriti di Monti tali da giustificare il laticlavio, ma è
invece noto quanto dobbiamo sborsare noi contribuenti: 300.000 euro l’anno.
Nella sua veste di presidente del CSM
Giorgio si batte con coraggio perché le intercettazioni illegali vengano
distrutte e non divulgate.
Vince lo scontro ma, purtroppo, le
intercettazioni distrutte sono solo quelle fatte a suo danno.
Infine ci regala una commissione di
saggi che risolverà quello che tutte le commissioni della nostra storia
repubblicana hanno risolto: nulla.
Dulcis in fundo, ci ricorda che
abbiamo ancora Monti a capo del governo: eravamo così fortunati e ce ne eravamo
dimenticati!
Per fortuna c’è lui, Re Giorgio, a
ricordarcelo.
Ciao e complimenti per il bellissimo blog. Finalmente una voce "fuori dal coro" a Spilamberto...
RispondiEliminaSo che hai avuto tante visualizzazioni anche dall'estero ed in particolare dagli Stati Uniti. Chissà chi ti legge da laggiù? Sarei curiosa di saperlo.
Ho apprezzato molto il pezzo su Re Giorgio, ricordiamoci chi è e cosa ha fatto prima di beatificarlo. Buon proseguimento, e mille auguri.
Grazie mille per l'incoraggiamento. Effettivamente dagli USA qualcuno legge il mio blog: ad ora le pagine lette sono 169. Forse qualche connazionale emiliano è interessato: in tal caso riceverei con piacere un suo commento.
EliminaLuigi Barozzi