lunedì 8 febbraio 2016

il liquidatore 5


Dopo la serata del 14 gennaio scorso, organizzata da un gruppo di cittadini di Spilamberto contrari alla fusione dei Comuni, la presunta necessità, per motivi economici, della fusione dei nostri Comuni ha cominciato a vacillare, e potrebbe finire al tappeto al prossimo round.
Si tratta infatti di una tesi di comodo per coprire le vere motivazioni che, evidentemente, è meglio non rendere di pubblico dominio.
Non mi addentro nei meandri della politica, materia che conosco poco.
Purtuttavia, anche per un profano l’ipotesi più probabile è che il partito che governa il nostro territorio dal 1945 sia piuttosto contrariato dal fatto che alcuni Comuni, negli ultimi anni, abbiano scelto di non affidarsi alle sue cure amministrative.
L’ultimo caso è stato quello di Vignola, ed è proprio il comportamento di quest’ultimo Comune a suscitare qualche perplessità.
Infatti, mentre gli altri Comuni che si sono liberati del controllo PD, ovvero Guiglia e Savignano, non intendono far parte di alcun raggruppamento, il Comune di Vignola pare d’accordo sulla fusione di Comuni.
Forse lo fa perché pensa di essere comunque il perno del nuovo ente, forse lo fa perché ha un territorio molto limitato in rapporto al numero di abitanti, cosa che frena l’edilizia pubblica e privata, forse lo fa per altri motivi, ma sta di fatto che, se la fusione dei Comuni andasse in porto, Vignola tornerebbe sotto la guida storica del Pd alla quale i cittadini vignolesi, a giudicare dalle ultime elezioni, intendevano rinunciare.
In altre parole, la fusione consentirebbe alla forza politica battuta nell’agone elettorale di tornare ad amministrare nonostante il diverso parere dei cittadini: una sorta di suicidio politico-amministrativo dell’attuale Giunta vignolese.
In ogni caso, la serata del 14 gennaio ha causato un certo nervosismo nella giovane compagine di governo spilambertese, un nervosismo trapelato dalla dichiarazione del sindaco di Spilamberto, pubblicata l’indomani da un giornale locale, secondo la quale non gli sarebbe stato consentito di intervenire per dire la propria opinione.
Per rispetto della verità e per una corretta informazione dei lettori, il sindaco è entrato nella sala alle ore 23.40, mentre stava per concludersi l’intervento di chiusura, e ha alzato la mano per chiedere la parola ma Aratri, che conduceva la serata, nonostante l’autorevolezza del richiedente non poteva più riaprire una serata ormai conclusa.
E tradisce nervosismo anche la mossa successiva del sindaco, quella cioè di ripetere in ogni circostanza, anche se si parla della coltivazione delle pere, che lo studio commissionato a Nomisma riguarda solo il miglioramento dell’Unione Terre di Castelli.
In un’intervista fattagli da TRC egli ha addirittura dichiarato che chi dice che lo studio di Nomisma riguarda la fusione dei Comuni “mente spudoratamente”.
Ma ciò che dice il sindaco è smentito dalla Convenzione fra i 9 Comuni allegata alla delibera “per la predisposizione di un progetto di riorganizzazione istituzionale” approvata dal Consiglio Comunale di Spilamberto nello scorso mese di giugno.
Nella citata Convenzione, “parte integrante e sostanziale” della delibera, si legge quanto segue.
Art. 1
I Comuni di Castelnuovo Rangone, Castelvetro di Modena, Guiglia, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto, Vignola e Zocca, aderenti all’Unione Terre di Castelli, e il Comune di Montese, con la presente convenzione procedono all’affidamento congiunto di un incarico professionale esterno per la predisposizione di un progetto di riorganizzazione istituzionale in vista della fusione, come meglio specificato all’articolo seguente. …
Art. 2
“… Il progetto di riorganizzazione istituzionale dovrà almeno contenere: …..;
- la predisposizione di schemi degli atti fondamentali (atto costitutivo, statuto, regolamenti) del Comune unificato;
- la proposta dell’assetto organizzativo del comune unificato con particolare riguardo alla destinazione e all’utilizzazione del personale comunale dipendente. …”
Le parti sopra riportante sono stralciate dalla delibera n. 50 del 17 giugno 2015, ovvero un atto pubblico esposto all’Albo Pretorio e pertanto consultabile da tutti i cittadini i quali potranno facilmente accertare se il tentativo del liquidatore di liquidare Spilamberto sia in atto oppure no.

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