Renzi sta andando
forte.
Nonostante un difetto
di pronuncia che, comunemente, si pensa debba creare difficoltà
nell’esprimersi, egli sproloquia a pieno ritmo in tutte le sedi in cui gli è
data la parola: casuali, conviviali, mediatiche, istituzionali.
Le difficoltà,
semmai, le hanno i suoi interlocutori i quali, dopo avere ascoltato una fiumana
di concetti scontati, hanno l’impressione di avere di fronte la persona che
potrà risolvere i loro problemi, anche se raramente i fatti seguono le
intenzioni.
Renzi iniziò a
suscitare aspettative con la decisione di confrontarsi con Berlusconi, quando
questi era stato annientato ed espulso dal Parlamento.
Fu una decisione che
fece imbufalire i suoi compagni della vecchia guardia.
Diversa, invece, fu
la reazione dei suoi avversari e, in generale, dell’elettorato moderato. Per
costoro, infatti, un leader dello schieramento avverso che alleggeriva un clima
politico molto teso, culminato con la cacciata dal Parlamento del leader
dell’opposizione, meritava rispetto.
Con questa mossa
Renzi si ingraziò una grossa fetta di opinione pubblica gravitante attorno al
centro destra, e venne visto come un vero innovatore e un vero democratico,
perché dimostrava di considerare valido interlocutore anche chi, codici alla
mano, non aveva titoli ma rappresentava pur sempre milioni di italiani, e i due
leader si accordarono su alcuni temi di particolare importanza sui quali
procedere insieme.
Per qualche tempo le
cose sembravano andar bene, poi cominciò qualche dissapore e, infine, si capì che
Renzi aveva agito non per rispetto della democrazia ma per interessi di
bottega.
Se ne ebbe la
certezza in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, che fu
scelto e fatto eleggere da Renzi stesso ignorando il parere delle opposizioni.
Da allora egli sta
procedendo a colpi di autorità: ignora le opposizioni e, con le fronde amiche,
minaccia il tutti a casa e il voto,
cosa che in una democrazia normale non è certo un dramma, ma è un dramma per
lui, che non è mai stato eletto, e per quell’esercito di parlamentari che, se
non rieletti, dovranno andare a lavorare.
Ed è così che continua
a stare a galla, nonostante tenga comportamenti non consoni a un capo di
governo, come quello di parlare continuamente di moralità mentre si avvale di
ministri e sottosegretari rinviati a giudizio e candida alle elezioni persone
condannate che, se elette, non potrebbero esercitare funzioni pubbliche: egli
pensa, evidentemente, che la legge che ha politicamente ucciso il leader
dell’opposizione, la famigerata legge Severino, valga solo per gli avversari.
E, sempre in fatto di
moralità, materia nella quale dice di non dovere prendere lezioni da nessuno,
un piccola crepa si è aperta anche nella rossa Liguria, dove un imprenditore
edile ha deciso di salvare l’Unità non prima, però, di essersi aggiudicato
un’importante appalto per la costruzione di un ospedale, vincendo una gara
nella quale era rimasto, misteriosamente, l’unico concorrente.
Arriviamo così
all’ultima vicenda che merita qualche considerazione: la Consulta ha
sentenziato che il denaro sottratto negli ultimi anni ai pensionati debba
essere restituito.
In questo caso
arriviamo al grottesco quando Renzi si vanta perché intende dare rapidamente
una parte soltanto delle somme trattenute, ed usa pure il termine “bonus”: è
proprio un bel premio vedersi restituire una parte di ciò che ti è stato
sottratto illegalmente.