Nel corso di ricerche presso
l’Archivio di Spilamberto ho trovato, casualmente, il testo di un’interpellanza
che mi ha incuriosito e mi ha indotto ad approfondire per capire di
cosa si trattava.
Ed ecco cosa ho scoperto.
Antefatto
In data 22 luglio 1909, il
direttore dell’Archivio di Stato chiedeva al Commissario Prefettizio di Spilamberto
di volergli consegnare due lettere con firma autografa di Raimondo Montecuccoli
giacenti nell’Archivio di Spilamberto perché così, a suo dire, poteva arricchire
il carteggio già esistente all’Archivio di Stato sull’importante figura di
Montecuccoli.
Il Commissario rispondeva, in
data 28 luglio 1909, che era lieto di donare le suddette lettere, “gelosamente custodite” nell’Archivio di
Spilamberto, all’Archivio di Stato.
E così fece senza delibere
della Giunta o del Consiglio Comunale.
24
marzo 1910
Viene messa nell’ordine del
giorno l’interpellanza del consigliere Ballarini: “Interpellanza Ballarini sui criteri e sulle facoltà del R.° Commissario
che ebbe a donare due documenti storici del Comune all’Archivio di Stato”.
Il Sindaco Wagners dice che sta
ancora documentandosi e chiede di rinviare la discussione alla successiva
sessione, e pertanto la discussione è rinviata.
10
aprile 1910
Nella mattinata del 10 aprile
1910 viene discussa l’interpellanza di Ballarini.
Il sindaco Wagners fa un’esposizione
dei fatti chiara ed esauriente sostenendo, in sostanza, che nessuno può
sottrarre documenti da un Archivio Storico comunale se non per fondati timori
di dispersione.
Poiché tale rischio non c’è, le
lettere di Montecuccoli non potevano essere spostate dall’Archivio di
Spilamberto.
Poi c’è un punto molto
significativo che riprendo integralmente:
“Crede il Sindaco che, in linea morale, neppure il Consiglio
comunale abbia facoltà di privarsi di documenti di storia o di cronaca locale,
tramandatigli dai predecessori”.
Dopo una breve discussione, il
Consigliere Ballarini presenta una Mozione, con la quale il Consiglio Comunale
“delibera di invocare la restituzione dei documenti
suindicati dandone incarico al Sindaco. La mozione viene approvata ad unanimità
di voti palesi.”
29
maggio 1910
Il sindaco legge ai consiglieri
il decreto prefettizio del 17 maggio 1910 che annulla la deliberazione del
Consiglio comunale del 10 aprile, poi ribadisce che non vi è nessuna legge che
consentisse al R.° Commisario di sottrarre documenti dall’Archivio di
Spilamberto.
Il consigliere Ballarini propone
al consiglio l’ordine del giorno (riprodotto anche in originale):
“Il
Consiglio è spiacente che il R.° Commissario abbia privato il Comune di due
documenti a firma del Maresciallo Raimondo Montecuccoli, di esclusivo interesse
locale, il che può arrecare pregiudizio nella raccolta futura di altri
documenti che attualmente trovansi presso privati. Spiacente dell’avvenuto,
delega al Sindaco le pratiche necessarie all’immediato ricupero dei due
documenti suddetti ”
Sottoposto a votazione segreta,
l’ordine del giorno viene approvato con 12 voti favorevoli e 1 contrario,
presenti 13 consiglieri.
21 luglio
1910 - Seduta straordinaria
Il sindaco comunica che i
verbali consigliari coi quali viene respinto il reclamo dell’ex R.° Commissario
e richiesta la restituzione dei due autografi Montecuccoli, dal medesimo (R° Commissario n.d.r.) donati
all’Archivio di Stato, sono stati approvati e che fu già scritto al Direttore
dell’Archivio di Modena il quale assicura di avere già chiesto al Ministero
l’autorizzazione per la restituzione dei due documenti all’Archivio di
Spilamberto.
Questi i fatti.
Ciò che mi ha più colpito, in
questa vicenda, è la consapevolezza del Sindaco e dei Consiglieri Comunali di
avere, nell’Archivio Storico, un grosso patrimonio da tutelare e da difendere
per rispetto della storia della nostra comunità e di coloro che quel patrimonio
ci hanno consegnato intatto.
Ovviamente, non ho potuto non
fare un parallelo con le vicende degli ultimi mesi che hanno visto il Consiglio
comunale deliberare non per difendere due documenti, bensì per privarsi dell’intero
Archivio.
Tra questi comportamenti c’è
una grande differenza di sensibilità, sia culturale che sociale.
Non so dove si trovino oggi le due lettere oggetto della contesa, ma devo dire che la lettura di quei documenti,
dei quali riproduco solo il verbale del 29 maggio 1910, mi ha riempito di ammirazione
per i consiglieri del 1910, che si sono spesi per difendere la memoria della
Comunità che rappresentavano.
Se poi non ci fossero riusciti,
non ha alcuna importanza: hanno combattuto per una buona causa, e tanto basta.
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