Dopo l’elezione del Presidente
della Repubblica, nella quale Renzi ha deciso di infischiarsene
dell’opposizione che pure, nell’ultimo anno, lo ha sostenuto lealmente, il
cammino del governo sembra complicarsi.
Ovviamente, per quanto senso di
responsabilità possa avere l’opposizione, si è trattato di uno sgarbo che, dopo
qualche giorno, è sfociato in una rottura dei patti stabiliti con FI.
Renzi, che sicuramente aveva
messo in conto questa eventualità, ha deciso di proseguire il suo cammino annunciando,
sprezzantemente, che farà quello che deve fare con o senza l’aiuto di FI.
In verità anche le altre forze
di opposizione non sono tanto contente per i metodi che usa il premier, metodi
che assomigliano a quelli di un dittatore.
Quando lo ha detto Berlusconi,
ovviamente, tutti hanno riso, ma in seguito tutte le opposizioni hanno deciso
di uscire dall’aula per manifestare il proprio dissenso, e questo loro
ritirarsi sull’Aventino evoca brutti presentimenti.
Che i modi di Renzi siano
spicci è evidente, e qualche commentatore senza paraocchi se ne è già accorto: ad
esempio Piero Ostellino, giornalista di notevole caratura nonché uno dei pochi
liberali rimasti in circolazione.
Ora la strada di Renzi sembra
ingombra di ostacoli, ma lui è molto spregiudicato e, nelle ultime ore, sembra
strizzare l’occhio alle forze interne al PD che lo hanno sempre osteggiato e
contro le quali ha spesso usato espressioni forti.
Mi riferisco a Bersani e al suo
entourage, che stanno rialzando la testa preparandosi a rientrare nel gioco dal
quale sembravano, fino a pochi giorni fa, esclusi.
Ovviamente, il dittatore in
pectore deve concedere qualcosa, e sta preparando un provvedimento legislativo
con il quale l’Italia è pronta a riconoscere uno Stato Palestinese.
Questa misura sarebbe
sciagurata per l’Italia, ma addolcirebbe l’opposizione interna.
Sul fronte delle riforme
costituzionali, invece, Renzi ha molte riserve sull’opportunità di estendere anche
ai magistrati il principio della responsabilità civile, che vale per tutti tranne
che per loro.
Infatti questo è un argomento che
fa infuriare la lobby dei magistrati, abituati a far pagare al contribuente i
loro errori, anche se la legge in vigore prevede che il pagatore, cioè lo
Stato, possa rivalersi su di loro, cosa che non è mai avvenuta.
E così ci siamo sorbiti, solo
per fare un paio di esempi, i Woodcock, il cui ultimo fallimento è sui giornali
di oggi, e i Luigi De Magistris, che a Napoli era soprannominato “Giggino ‘o
flop”, a causa dei “flop” accumulati in carriera.
E allora l’astuto Renzi, in
attesa di avere la forza sufficiente per metterli tutti in riga, dà un colpo al
cerchio e uno alla botte.
Speriamo che i neo-aventiniani
non facciano la fine dei loro predecessori che, nel 1924, uscirono dal
parlamento per protesta e, così facendo, spianarono la strada alla dittatura.
La vignetta è tratta dal quotidiano "il Giornale" del 14 febbraio 2015