Il 1° ottobre scorso si è
tenuta la riunione del consiglio comunale sul tema del trasferimento del nostro
Archivio Storico a Vignola.
Le opposizioni hanno chiesto
al consiglio di non votare per una convenzione che non era chiara.
L’unica cosa chiara era che
il trasferimento doveva avvenire immediatamente, al prezzo di 5000 euro annui
che il Comune pagherà per 10 anni.
Sulle modalità di
funzionamento del progetto, chiamato pomposamente “polo culturale”, non è stato definito nulla: si procederà
successivamente con calma.
Un consigliere di minoranza
ha descritto con dovizia di particolari quanto emerso nella commissione cultura
congiunta dei Comuni interessati.
In quell’occasione il cane da
guardia del progetto, ovvero il vice-presidente della Fondazione, avrebbe detto
che degli archivi storici non gli interessa nulla ma, se questa operazione di
archivio collettivo non andasse in porto, la Fondazione taglierebbe i fondi che
aveva destinato alle scuole del territorio.
Quest’ultima affermazione non
è nuova, poiché è già stata fatta, anche se con toni morbidi, nella riunione
del 24 aprile tenuta proprio nella formaggiaia che, come per incanto, si
trasformerà nella custode della nostra memoria.
Il suddetto consigliere ha
proseguito esortando i colleghi a non firmare la convenzione perorata dalla
fondazione con tale comportamento: sprezzante nei confronti della cultura e
ricattatorio verso chi oserà opporsi.
Altri consiglieri di
minoranza hanno rilevato come la fretta messa in campo dall’amministrazione sia
sospetta.
Infatti nel 2006 vi fu una
relazione della soprintendenza nella quale veniva evidenziata la necessità di
allocare l’archivio in luogo più idoneo soprattutto per le difficoltà di
consultazione in loco da parte dei ricercatori.
Il soprintendente, peraltro,
accolse con favore l’ipotesi, ventilata dalla giunta, di potere sistemare
l’Archivio Storico nella Rocca.
Evidentemente non doveva
trattarsi di una questione urgente se è vero che, da allora, l’amministrazione
comunale l'ha totalmente ignorata.
Per questo l’improvvisa
fretta ha lasciato perplessi i consiglieri della minoranza, una dei quali ha
avanzato anche l’ipotesi che possa trattarsi, essendo un progetto-pilota, di
un’operazione tendente a divenire un fiore all’occhiello per i suoi
patrocinatori.
Le perplessità non hanno
nemmeno sfiorato i consiglieri della maggioranza, che hanno difeso a spada
tratta il trasferimento dell’archivio con un unico argomento: è una opportunità
da cogliere al volo.
Tuttavia, lo zelo che
mettevano in campo strideva con il fatto che l’imminente transito di quel tram-assolutamente-da-non-perdere non
l’avevano deciso loro: quel tram sarebbe passato in seguito a decisioni prese
né da una giunta nè da un precedente consiglio comunale.
Poi ha parlato il sindaco, il
quale ha detto, grosso modo, che bisogna avere una mentalità aperta, uscire
dalle mura. Ha detto anche di avere rispetto per chi ha promosso la petizione,
ammettendo implicitamente di avere sbagliato quando su facebook aveva preso in
giro chi raccoglieva firme.
Ha detto, infine, che se deve
amministrare il Comune a colpi di referendum preferisce tornare a fare il
lavoro che faceva prima di diventare sindaco.
L’esito della votazione è
stato chiarissimo: 12 a favore, 5 contrari e nessuna astensione.
Non rimane agli spilambertesi
che adeguarsi oppure, come misura estrema, provare a raccogliere di nuovo firme
finalizzate, però, allo svolgimento di un referendum.
Le 902 firme raccolte in
pochi giorni fanno pensare ad un risveglio degli spilambertesi dal loro atavico
senso di rassegnazione.
Tuttavia, ammesso che questa
impressione sia giusta, sarà compito arduo superare i numerosi ostacoli
previsti dal regolamento comunale per consentire l'uso del referendum.
Vedremo nei prossimi giorni
le mosse dei promotori della petizione.
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