venerdì 3 maggio 2013

Oltre il 25 aprile


Rolando Rivi

E’ appena passata la ricorrenza del 25 aprile, una festa dai toni trionfalistici eccessivi, dal momento che si tratta di rievocare la fine di una guerra perduta.
Nei primi anni poteva avere senso fare una festa per ricordare il primo giorno di quiete dopo 5 anni di angosce, sofferenze, lutti e privazioni, da cui poche famiglie erano state risparmiate.
Questa condivisione di brutti ricordi, per fortuna passati, serviva anche da collante per la pacificazione nazionale.
Poi, col tempo, la festa ha preso una piega diversa.
Una componente della resistenza, quella facente capo al PCI, cominciò ad appropriarsi dell’epopea resistenziale a scapito delle altre forze politiche che vi parteciparono, e ciò non aiutò la pacificazione nazionale.
Anzi, negli anni ha ricreato un clima da guerra civile che sembrava definitivamente sconfitto.
Non è in discussione il valore della Resistenza come movimento ideale per rivendicare la dignità del nostro popolo anche se, sul piano militare, l’apporto dato agli anglo-americani è stato modesto.
Per questo ideale migliaia di persone hanno rischiato, e a volte perso, la vita, ed è giusto riconoscere questi valori e onorarli, ma con maggiore sobrietà e, soprattutto, senza arrivare a farne uno strumento di divisione e di scontro sociale.
Anche perché la componente comunista, quella che ha messo il cappello sulla resistenza, ha scritto non solo pagine di eroismo ma anche pagine orribili, come l’eccidio della malga di Porzus, in cui una formazione di partigiani comunisti uccise una ventina di partigiani della brigata "Osoppo", o come gli omicidi di appartenenti al clero, avvenuti anche vicino a noi.
Ad esempio Rolando Rivi, un seminarista quattordicenne di Castellarano, la cui sola colpa era di vestire l’abito talare, venne assassinato il 13 aprile del 1945 da un gruppo di partigiani.
Per questo omicidio vennero condannati a 23 anni di reclusione il comandante e il commissario politico di un battaglione della Brigata “Dolo”.
Qualche anno fa venne presentata una mozione, in Consiglio comunale a Spilamberto, per intitolare una via a questo sventurato giovanetto vittima di odio cieco.
La mozione fu accolta, ma non mi risulta che sia stata attuata.
Io credo che l’intitolazione di una via a Rolando Rivi, oltre a costituire un segno di rispetto per tutte le vittime del fanatismo ideologico, favorirebbe anche una pacificazione che tarda troppo ad arrivare, e sono sicuro che gli spilambertesi la apprezzerebbero.

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