AVEVA RAGIONE
GRILLO
Qualche mese prima delle
elezioni, quando anche lui pensava di raggiungere un risultato non superiore al
15 %, era chiaro che Grillo poneva il suo movimento come una forza destinata a
controllare i nuovi governanti nella sede parlamentare. Non si era mai posto il
problema di dovere, con i suoi eletti, partecipare alla gestione dello Stato.
E, di conseguenza, non aveva fatto nulla per prepararli a questo compito: aveva
continuato con i suoi “vaffa” ed altre colo-rite espressioni, condite di
proposte mirabolanti, capaci solo di attirare il voto di tutti gli scontenti.
Mentre il “cerino” è rimasto in
mano a Bersani, anche se per pochi voti, in mano a Grillo è rimasto un
“cerone”, che non sa neppure lui come gestire: come numero di voti ottenuti è
il primo partito del Paese!
Aveva ragione prima, ma ha anche
ragione adesso, che si trova con in mano un’ARMATA BRANCALEONE certamente
ingestibile.
Chi invece non ha capito niente
(o meglio fa il furbo per non soccombere), è Bersani che insiste per una improbabile alleanza con uno che è
spaventato del successo ottenuto e che, in cuor suo, non si era nemmeno
augurato di ottenere.
Ecco perché un Governo, tipo la “große Koalition” della Merkel di
alcuni anni fa, è l’unica soluzione possibile.
Nel Passaparola 110 ho sposato
una soluzione ragionevole: PD e PDL con
un governo a tempo per fare le riforma e uscire dall’empasse economico, Monti
alla Presidenza della Repubblica, e i Grillini a fare la guardia e a imparare
il mestiere.
Non avevo preso in considerazione
una diversa soluzione per la Presidenza della Repubblica, in quanto non avevo
un altro nome sottomano, ma anche per compiacere un po’ all’Europa e per
“togliersi dai piedi” alcuni centristi, che hanno già fatto il loro tempo.
Monti sul Colle potrebbe conferire all’Italia quel prestigio di cui ha bisogno,
senza essere nella possibilità di fare danni, come ha fatto in politica.
Dunque, Grillo non può fare altro
che starsene all’opposizione, a fare quello che avrebbe fatto se avesse
raggiunto una quota del 15 % e gli appelli della “sirena” Bersani sono inutili,
ma anche dannosi al vero rinnovamento
della politica italiana. Lasciamoli fare i “cani da guardia” e facciamo vedere agli italiani che abbiamo imparato
la lezione!
A questo punto azzardo la
richiesta di un gesto, che potrebbe aiutare a superare l’empasse nel quale
siamo bloccati. Come un aereo, che va in stallo, può risolvere la sua
situazione buttandosi in picchiata, anche i partiti tradizionali ( PD e PDL),
che debbono scrollarsi dalle ali tanta “pupu”, possono salvarsi e salvare
l’Italia da un immancabile disastro, quello di altre elezioni.
Il ritorno alle urne oggi è
improponibile perché:
- Abbiamo una legge elettorale sbagliata.
- Resta l’incognita Grillo, anche sono del parere che perderebbe una parte del voto di protesta.
- Si dovrebbero “forzare” le regole della Costituzione: vedi voto di fiducia.
- Non si può tornare alle urne senza dimo-strare di aver capito la lezione ……
Ambedue i partiti dovrebbero rinunciare ai Capi delle Coalizioni che
sono arrivate a un risultato di quasi parità, e mettere nel “Governo a Tempo” o
personaggi da utilizzare per l’ultima volta o giovani che hanno la volontà di
cambiare, in meglio, la brutta situazione nella quale ci siamo cacciati.
Un appello a Bersani:
“ Caro Pier Luigi. Lo sappiamo
bene che tu tendi a salvaguardare
la consistenza elettorale del tuo partito, aspirazione legittima, ma devi
correre il rischio per il bene dell’Italia. Puoi restare a capo del PD e se
terrai conto delle idee di rinnova-mento espresse da Matteo Renzi, anche senza
coinvolgerlo subito nella politica nazionale, potrai portare il partito al
livello di tanti altri partiti socialdemocratici europei. Anche se qualcuno si
definisce solo socialista, o non
viene direttamente dal Comunismo o lo ha da tempo rinnegato.”
Pier Luigi Garagnani
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