sabato 28 novembre 2015

calotte intelligenti e bocche tarate

A Spilamberto è recentemente stato soppresso l’uso della tessera magnetica per il deposito dei rifiuti, uso che era stato poco apprezzato dai cittadini i quali, comunque, lo avevano accettato.
Quello che li irritò fu l’introduzione delle cosiddette “calotte intelligenti”.
Anch’io mi feci interprete di questa irritazione pubblicando su questo blog, il 5 luglio 2013, un post intitolato “Calotte intelligenti a Spilamberto” che ebbe una certa risonanza, tanto da essere ripreso quasi interamente dalla Gazzetta di Modena di domenica 21 luglio 2013, con un articolo che citava anche il mio nome regalandomi la qualifica di “ex consigliere comunale”, qualifica non veritiera.
L’amministrazione di allora, resasi conto delle ragioni che provocavano tanti malumori, eliminò le “calotte intelligenti” lasciando in uso la tessera magnetica.
Arriviamo così ai giorni nostri.
Poiché il sindaco attuale, quando era consigliere comunale di maggioranza, aveva dichiarato pubblicamente di ritenere necessaria l’eliminazione della tessera magnetica, ha dovuto provvedervi recentemente, dopo quasi un anno e mezzo dal suo insediamento.
Ora, dopo la tardiva eliminazione della tessera magnetica, stiamo assistendo all’installazione di una specie di calotte, che in realtà si chiamano bocche, non più intelligenti bensì tarate.
Non si tratta pertanto di quelle che vennero accantonate, a furor di popolo, dalla precedente amministrazione, ma la “filosofia” che le ha create è la stessa: se i sacchetti del pattume sono più piccoli, la quantità di rifiuti indifferenziati diminuirà.
E’ una “filosofia” che non regge, perché il numero totale di sacchetti non è predeterminato né fisso: va da sé che, se il pattume non sta in due sacchetti, starà in tre sacchetti più piccoli.
In questo modo non solo non diminuirà il pattume, ma aumenterà il numero di sacchetti di plastica da smaltire.
Non si capisce pertanto perché l’attuale amministrazione sia tornata su una strada che si era già rivelata impraticabile.
Prendiamo atto che il sistema delle “bocche tarate” è abbastanza elastico, ma occorre dire che, se le precedenti calotte non avessero richiesto l’uso della tessera, la differenza sarebbe minima: in entrambi i casi si tratta di metodi che tendono a complicare, e non a facilitare, il deposito del pattume da parte dei cittadini e, soprattutto, dei negozianti.

Nei prossimi mesi, dopo averle sperimentate, potremo rispondere all’angosciante quesito: erano peggiori le calotte intelligenti o sono peggiori le bocche tarate?

giovedì 19 novembre 2015

addio a suor giovanna

Lunedì 16 novembre 2015, alla Comunità “Faro” di Barzanò, si è spenta Suor Giovanna Cattaneo. Nata a Bulciago il 21 marzo 1925, prese i voti presso la Casa Madre del Preziosissimo Sangue di Monza, e venne inviata presso l’Asilo “Maria Quartieri” di Spilamberto, fondato dalla S.I.P.E.
Vi arrivò nel 1950 e ne ripartì nel 1996.
Rimase 46 anni, una vita intera spesa al servizio della Comunità di Spilamberto, cucinando per i bimbi e creando, nei momenti liberi dal lavoro e dalla preghiera, capolavori con l’uncinetto e con i ferri, fra i quali una stupenda tovaglia che addobba l’Altare Maggiore della Chiesa di Sant’Adriano.
Nel 2012 fu insignita del Lamberto d’Oro, l’onorificenza che l’Ordine dei Cavalieri di Lamberto assegna a chi abbia operato con onore all’interno della Comunità di Spilamberto.
E’ stato in questo modo riconosciuto il debito di gratitudine che Spilamberto aveva nei suoi riguardi. Una delegazione dell’Ordine dei Cavalieri di Lamberto ha presenziato alla cerimonia funebre, avvenuta mercoledì 18 novembre 2015 a Villanova di Barzanò, in provincia di Lecco.


giovedì 12 novembre 2015

zanzare 25

A Spilamberto, in via Tagliamento, la raccolta indifferenziata del pattume avviene una volta la settimana ma, a giudicare dalla situazione che dura da 5 settimane (vedi foto), i risultati non sono entusiasmanti.
Chissà, può darsi che, dopo una adeguata stagionatura, il pattume possa essere esportato come è già stato fatto con quello pregiatissimo di Napoli inviato in Germania.


domenica 8 novembre 2015

la culla del rovescio 5

Che l’Italia abbia cessato da molto tempo di essere la culla del Diritto è risaputo, ma i fatti che l’hanno trasformata nella culla del rovescio, per usare una battuta amara, si susseguono a ritmo sostenuto. Eccone uno di pochi giorni fa, riportato alla luce dalla morte del protagonista. Un “robivecchi” della provincia di Vicenza, Ermes Mattielli, 63 anni e una gamba di legno, muore di infarto e così viene ripercorsa e aggiornata la vicenda che lo ha reso tristemente famoso. Nel 2006, dopo che per una ventina di volte era stato
derubato del poco che possedeva, una notte sorprende i ladri e spara. Li ferisce, e così ha inizio la sua odissea giudiziaria che lo vede condannato a 5 anni di galera per tentato omicidio. E’ infatti ovvio che chiunque, di notte, sorprenda i ladri in casa dovrà fare, prima di sparare, le seguenti valutazioni: 1 - Quanti sono? 2 - Sono uomini o donne? 3 - Sono armati? 4 - Se sì, deve accertarsi che non si tratti di una pistola giocattolo. 5 - Dopo avere accertato che si tratta di un’arma vera, deve accertarsi che sia carica. 6 - Dopo avere accertato che è carica, deve accertarsi dell’intenzione del ladro di sparargli. 7 - Se ravvisa questa intenzione nel comportamento del ladro, allora può sparare, ma non prima di avere accertato che, nel frattempo, il ladro abbia cambiato idea e abbia fatto dietro-front. In fondo non è difficile vagliare queste semplici cose nel tempo che intercorre fra un bagliore improvviso e un’ombra che si muove nella notte. Ma Mattielli ha agito d’impulso e allora, oltre alla galera, è stato condannato a risarcire i ladri con 135.000 euro. Proprio così: i ladri lo hanno denunciato per lesioni e Mattielli doveva risarcirli. Si può immaginare il suo stato d’animo: chissà quanta amarezza ha dovuto ingoiare, ma finalmente è intervenuta la pietà celeste che lo ha chiamato in un mondo migliore. Ora, nel mondo dei vivi, sta per concludersi questa vicenda. L’eredità di Mattielli, consistente in poche masserizie e nella baracca dove viveva, non vale certo 135000 euro, e pertanto non verrà accettata dai parenti. In questi casi lo Stato ne diviene per legge l’erede, e con quello che percepirà dalla vendita dei beni del derubato, risarcirà i ladri. Costoro, condannati a 4 mesi (ma senza andare in galera) contro i 5 anni di Mattielli, otterranno il ricavato della vendita di tutto ciò che possedeva il derubato: quello che non hanno potuto prendergli quando era vivo lo otterranno ora che è morto. Mica male per un servizio pubblico bislaccamente chiamato giustizia.

Nella foto Ermes Mattielli