Martedì 9
settembre 2014 si è tenuta una riunione sul tema del trasferimento del nostro
Archivio Storico a Vignola.
A parte il
fatto che il sindaco aveva già dichiarato che l’Archivio sarà trasferito a
Vignola, non si capiva bene cos’era quella riunione, perché il sindaco aveva
parlato di assemblea pubblica, mentre in una lettera inviata ai frequentatori
dell’Archivio si parlava di Commissione consiliare come, in effetti, è stata.
Il rispetto
per i cittadini è così mancato due volte: essi sono stati informati dopo avere
appreso la notizia da un giornale, e per di più in una commissione nella quale
potevano solo assistere e non intervenire.
Comunque la
serata è iniziata con il Soprintendente ai Beni Culturali il quale, con una perorazione accorata di
un fantomatico “polo culturale” si è espresso chiaramente chiudendo con una
larvata minaccia: nel 2006 ha tollerato l’inadeguatezza dell’attuale archivio,
ma non è detto che debba tollerarla ancora.
Poi ha
parlato Pesci, vicepresidente della Fondazione, che ha difeso l’operazione
ammantandola di un filantropico senso di socialità, ed ha spiegato tutti i
passaggi tranne uno, il più semplice: perché la Fondazione ha speso 1,6 milioni
di euro per comprare un capannone dalla banca di riferimento?
Dopo Pesci
ha parlato il titolare dell’impresa che gestirà l’archivio collettivo in cambio
di uno spazio riservatole per depositarvi altro materiale d’archivio, e ha
detto che l’impresa che dirige è all’altezza del ruolo richiesto e ha pure
vantato l’invenzione di una macchina per spolverare i libri.
Del resto è
ovvio: se un’impresa viene richiesta di svolgere il proprio lavoro, cercherà di
farlo meglio che può.
Poi è stata
concessa la parola a Cesare Cevolani in rappresentanza del gruppetto di persone
che tentano di opporsi allo spostamento dell’Archivio. E’ stato un ottimo
intervento, che ha evidenziato la totale mancanza di volontà
dell’amministrazione di cercare soluzioni alternative, nonché i dubbi riguardo
la valenza culturale dell’operazione.
Infine sono
intervenute due consigliere, facenti parte della Commissione cultura, piuttosto
critiche.
Una ha
sottolineato come il sindaco, convocando il gruppo di appassionati
dell’Archivio in due precedenti incontri “per
approfondire il tema della collocazione dell’Archivio”, in realtà avesse
già deciso, e si è sentita presa in giro.
L’altra ha
detto di avere appreso dai giornali della decisione del sindaco di spostare
l’Archivio e chiedeva al sindaco, in chiaro imbarazzo, cosa fosse venuta a fare
se non a ratificare decisioni prese altrove non potendo nemmeno valutare due
alternative che le dessero modo di contribuire alla decisione.
In tutta la
serata, da parte dei fautori dell’Archivio a Vignola, ho sentito solo una
dichiarazione realistica, quando Pesci ha detto che se anche l’operazione da
lui sostenuta va in porto, ma viene a meno l’interesse per l’Archivio di Spilamberto da parte di coloro che lo frequentano, è destinata
alla sconfitta.
Infine,
ricordo che uno degli slogan del sindaco, nella campagna elettorale, era “ è
tempo di osare”.
Ora, a me
sembra che adeguarsi a una decisione precotta, imposta da volontà e interessi
estranei alla Comunità di Spilamberto, e per di più decisa prima
dell’insediamento del sindaco attuale, possa far pensare a tutto tranne che a
qualcuno che osa.
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